News

N

e

w

s

Articolo di Franco Santellocco

Polemiche: a beneficio di chi? 

 

In queste settimane di vacanze agostane la lettura delle agenzie di stampa ha spesso offerto spunti di perplessità.
La ricchezza di "vis polemica" fra diversi attori che per taluni versi fanno riferimento ai connazionali all'estero appare davvero sopra le righe.
Si sono visti i canadesi l'uno contro l'altro armati sui problemi di RAI International, personaggi appartenenti al centro-destra riuscire a litigare su Marcinelle, Randazzo, Presidente della Commissione Informazione del CGIE, accusare di razzismo la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Pera, per il suo intervento al Convegno di Comunione e Liberazione, difeso invece, in un editoriale del Corriere della Sera, da Ostellino, anche lui giornalista, per l'alto contenuto intellettuale e liberale in difesa dell'individuo.
Viene da chiedersi quanto queste polemiche coinvolgano e suscitino l'interesse delle comunità e quanto esse non siano che un misero tentativo per guadagnare visibilità fra militanti, già ampiamente inquadrati, in vista della prossima tornata elettorale, in un contesto generale che fin da ora appare demotivato, scarsamente informato, per nulla spinto a lasciarsi coinvolgere dalle vicende politiche nazionali.
Padre Tassello con il consueto acume colpisce come sempre nel segno quando afferma che " la sfida più importante consiste nel sensibilizzare le persone sull'importanza del voto nelle elezioni politiche, partendo con una campagna straordinaria sulle modalità dell'esercizio di voto e sulla pratica della democrazia. La scheda elettorale inviata non è una meteora caduta dal cielo, ma uno strumento indispensabile per dare avvio ad una stagione nuova nell'ambito della politica migratoria."
Egli ripropone uno schema al cui centro emergono gli elettori, le comunità all'estero, l'informazione, la cultura ed il coinvolgimento.
Ma la sua voce appare cadere nel vuoto, il suo appello sembra inascoltato
Il voto degli italiani all'estero è diventato per i più una pura formalità, legata ad una verifica dell'aggiornamento delle liste elettorali e non un esercizio di democrazia attraverso il quale i connazionali indicano le persone che ritengono più adeguate a rappresentare nel Parlamento nazionale i loro interessi. 
Sarebbe stato necessario nel passato, è urgente ora quel gigantesco sforzo di coinvolgimento, un fatto culturale di straordinaria rilevanza da sviluppare in maniera autonoma all'interno delle comunità, con convegni, dibattiti in cui emergano le aspettative, le esigenze, in cui esse vengano legate alla realtà del nostro Paese e non alla demagogia più sfrenata.
Una responsabilità, un compito gravoso, certo, che i Comites in particolare avrebbero dovuto sentire come propri e pretendere di esercitare, penetrare nel profondo delle comunità, risvegliare consapevolezza ed interesse.
Quattro tornate elettorali, con una percentuale media dei votanti che non ha quasi mai superato il 30%, avrebbero dovuto suggerire che più delle anagrafi dovevano essere aggiornate e risvegliate le coscienze.
Sul coinvolgimento, sull'informazione si sarebbero dovuto impegnare risorse importanti, non 6.000.000 di euro sull'indagine mailing. 
Il CGIE ha la grave responsabilità di aver accettato di trasformare un problema sostanzialmente politico in uno esclusivamente amministrativo e gestionale.
Cosa si è fatto invece per coinvolgere quel settanta per cento circa di astenuti, per dare soluzione ad un gravissimo problema di fondo culturale e politico?
Appare del tutto evidente, dopo quattro tornate elettorali, che se un elettore è interessato ad esercitare i suoi diritti, si sente coinvolto nelle vicende della comunità, segue le vicende politiche nazionali e si accorge di non essere stato chiamato a votare farà di tutto per far cessare tale anomalia.
La risposta alla domanda di prima è dunque una sola: praticamente nulla.
A questo punto non resta che chiedere chi trae giovamento da una situazione di tal genere. 
La risposta è ovvia: i già eletti nei vari organismi rappresentativi della emigrazione, il CGIE in particolare, coloro che possono contare su un voto inquadrato, militante e sicuro. Essere eletti al Parlamento nazionale con il 16% dei voti o poco più degli iscritti non toglie nessuno dei vantaggi e privilegi che l'ambita carica assicura.
E' la parola d'ordine di ogni speculatore a proposito di denari (ma può essere applicata anche ai voti): pochi, maledetti e subito.
Tuttavia una tale situazione non dovrebbe essere tollerata da un Ministro che si richiama agli Italiani nel Mondo, che ha il grande merito di aver dedicato ogni sua energia all'approvazione della legge per il voto in loco delle comunità all'estero. Tale meritoria e fondamentale conquista rimane tuttavia priva di significato vero se non è accompagnata anche da una gigantesca azione di coinvolgimento, attraverso tutte le fonti di informazione disponibili, degli aventi diritto al voto, di tutti gli aventi diritto, in modo che anche l'astensione sia un atto cosciente.
Un editoriale a firma di Tobia Bassanelli comparso qualche giorno fa è aspramente critico nei confronti di una recente iniziativa del Ministro Tremaglia, che null'altro propone se non mettersi all'ascolto (e non è un fatto comune a personaggi di quel livello) e di essere pronto a ricevere chiunque abbia idee da esporre .
Un dato di fatto è innegabile: gli Italiani nel mondo sono sempre stati un pensiero costante di Tremaglia, i partiti se ne stanno realmente accorgendo adesso, sentendo odore di voti.
L'iniziativa comunque sembra volta a trascinare il maggior numero possibile di organizzazioni nella sensibilizzazione verso il prossimo confronto elettorale: ciò non può che facilitare l'azione dei partiti che trovano sensibilità già vive e pronte a ricevere i diversi messaggi politici.
E' una iniziativa che la CNE avrebbe dovuto sponsorizzare ed accompagnare proprio per consentire il massimo coinvolgimento dei connazionali all'estero.
Il ritardo accumulato è grande, lo sforzo necessario davvero imponente, l'onestà intellettuale doverosa, le risorse necessarie notevoli: tuttavia, come giustamente affermava un Consigliere nell'ultima riunione del CGIE, esse non hanno mai costituito una difficoltà a fronte di fatti elettorali ed il Ministro si dovrebbe fare carico di renderle disponibili.
L'augurio di fondo è che siano le comunità all'estero, nella loro completezza, a decidere, prima delle prossime elezioni, programmi, scelte, candidature, pur nella giusta contrapposizione di posizioni e non le segreterie nazionali dei partiti.