Africa ed Europa sono un continente solidale separate da un lago, il Mediterraneo, che può essere attraversato con un barcone
L’Africa è un soggetto di cui si parla secondo la convenienza politica dei promotori delle varie manifestazioni più o meno festaiole, dove utopia, ideologia, propaganda, demagogia, visibilità mediatica la fanno da padroni rispetto alla proposta di soluzioni realmente concrete ed utili.
Divieto della vendita delle armi, riduzioni del debito, gratuità dei brevetti medicinali, e chi più ne ha più ne metta, sono propositi facili da proclamare, ma chissà perché nessun governo si muove sul filo delle promesse nei confronti dei Paesi africani.
Sono belle parole, indicano forse partecipazione ideale, simpatia, ma chi ha fame, fame di cibo, di cure, di alfabetizzazione, di cultura, di pace, di lavoro è stanco di belle parole, di buoni propositi. Servono infatti impegno, partecipazione concreta, sacrifici da condividere con chi soffre, non cortei musicali e bei discorsi. È sul campo infatti che si misura l’impegno dei singoli, delle associazioni, non nei circoli sociali o culturali, nei comizi.
Realtà tecnologica e benessere diffuso devono avere la possibilità di transitare dall’Europa all’Africa col principio dei vasi comunicanti, con l’accortezza di lasciare finalmente agli africani la scelta di individuare quali soggetti della globalizzazione debbano essere adottati ed adattati alle realtà locali.
L’Africa ha potenzialità enormi, voglia di crescere, intelligenze ed energie che debbono essere sviluppate, incoraggiate, educate in simbiosi, senza forzature, in questo mondo così complesso e sempre più interdipendente al di là delle reciproche volontà.
In definitiva è necessario riconoscere all’Africa l’acquisita maturità nella ricerca di soluzioni adeguate alle sfide di oggi e rimuovere gli ostacoli che impediscono l’autonomo sviluppo delle sue potenzialità.
Grande capacità di dialogo, sforzo di comprensione, accettazione condivisa delle diverse culture, rispetto reciproco sono gli elementi indispensabili per ogni intervento sul terreno.
E queste sono le basi fondanti di una operazione quale il “Progetto Mediterraneo” che ideato e sviluppato su iniziativa interamente privata, ispirata e coordinata dallo scrivente, vede decine di studenti del Maghreb e dell’Eritrea impegnati in un percorso di studi, in Italia, di cinque anni per l’acquisizione di tecniche connesse all’agricoltura ed all’ecosistema per uno sviluppo compatibile, con un impegno mobilitato di oltre 3.000.000 di Euro : si sta per concludere il terzo anno e la ns. “Cooperazione” pur ripetutamente sollecitata, non ha fin qui ritenuto opportuno sostenere questa iniziativa (solo parole di grande apprezzamento sulla sua valenza ……!).
“Continente solidale” è proprio questo: acquistare coscienza che Europa ed Africa dovrebbero essere un’unica, grande realtà unita dal “lago” Mediterraneo ed agire di conseguenza. Solo così un’Africa agonizzante potrà avere una possibilità di sopravvivenza, solo così un’Europa vecchia e stanca potrà trovare nuovo slancio.
Individuare le risorse per una cooperazione basata sul reciproco rispetto e su iniziative condivise favorisce l’installazione di insediamenti produttivi di vario tipo, manifatturieri, industriali, tecnologici, adattati alle caratteristiche locali, è foriera di prospettive favorevoli alle economie dei diversi Paesi, favorisce quegli scambi culturali che isolano e flemmatizza gli estremismi di ogni tipo.
Impegno, dunque, ma non nelle pubbliche piazze romane, in cortei festaioli, in discorsi pieni di demagogia e di utopie irrealizzabili, bensì sul terreno, a confrontarsi con le difficoltà che sorgono nella realizzazione concreta di progetti, con la mancanza di risorse per gli egoismi nazionali dei paesi sviluppati, con la fatica.
Se le giornate romane potranno indurre la società civile e quella pubblica ad individuare progetti, finanziamenti, risorse umane capaci di affrontare e risolvere problemi concreti, se riusciranno a mettere al centro dell’interesse la società emergente africana e restituire ad essa la capacità di scelta degli obiettivi da realizzare, saranno state utili, altrimenti avranno partorito un puro esercizio di dialettica demagogica, uno spreco di denaro pubblico, una comoda passerella elettorale, una ulteriore presa in giro per gli africani.
22 aprile 2004
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