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Il parere di Franco Santellocco Cittadini europei: quali conseguenze?
Viviamo in un secolo che, fin dall’inizio, è nato gravato da mille problemi e colpito da tragedie devastanti. Fin da ora, si può dire che il violento contrasto tra il mondo occidentale ed il fondamentalismo islamico sarà ricordato come il tratto caratterizzante, il cancro di questo inizio di terzo millennio. Di fronte ad un mondo islamico che, pur tra mille contraddizioni e spaccature, agogna ad acquisire l’unità intorno a valori antitetici rispetto ai nostri, che rischia di diventare un blocco uniforme e contrapposto alla nostra civiltà occidentale sotto la spinta del fanatismo religioso, che cosa possiamo fare ? Sicuramente, dobbiamo a nostra volta essere uniti e solidali, nel nome di quei valori che abbiamo posto a fondamento di questa Unione Europea. Un’Europa unita soltanto da scopi economici non può avere nessun futuro, perché non sarà mai un punto di riferimento per i suoi veri artefici: i suoi cittadini, i popoli europei. Certo, un’Europa economicamente forte è indubbiamente importante, ma lo sviluppo economico deve essere un mezzo, non un fine. Il fine ultimo deve essere la crescita, lo sviluppo di una coscienza europea all’insegna di quei valori occidentali che ci accomunano e che danno senso al concetto di “cittadinanza europea”. Diversamente, come possiamo sperare di essere di esempio verso popoli che non comprendono ed anzi sono ostili nei confronti del nostro “modus vivendi”, se noi stessi non siamo capaci di restare uniti e d’accordo almeno su quelli che dovrebbero essere i principi fondamentali del nostro mondo occidentale? Come possiamo sperare di ottenere risultati più concreti ? Ecco allora la grandissima importanza del raggiungimento di un consenso davvero generale sui contenuti di quella Carta Costituzionale europea, finora soltanto teatro di battaglie e strumentalizzazioni politiche. Ecco allora che la riforma dei meccanismi decisionale in seno all’Unione va assolutamente accelerata, per una crescita in senso più democratico che consenta anche lo sviluppo di una vera, unitaria politica estera europea, per un conseguente riassetto delle relazioni internazionali e l’indicazione di una linea unitaria di politica internazionale. Ecco, infine, la fondamentale necessità di creazione di meccanismi di difesa comune in ambito comunitario, sul modello del Patto Atlantico ma con scopi diversi e diversi partecipanti: un sistema di difesa gestito dall’Unione Europea che accresca quel senso di appartenenza di cui abbiamo disperatamente bisogno. In quest’ottica, dobbiamo trarre profitto dalla fallimentare esperienza della CED: col senno di poi, dobbiamo evitare gli errori che a suo tempo furono fatti, ma anche capire che, se allora la situazione non era matura, oggi dipende soltanto dalla nostra volontà. Solamente così, un’Europa davvero unita potrà avere un rilievo concreto sulla scena internazionale. E potrà essere di esempio e di aiuto per evitare quello scontro di civiltà che sembra funestare il nostro futuro. Di esempio nel proporre un sistema di valori davvero concreto e alternativo alla barbarie fondamentalista. E di aiuto per quell’Africa che si batte giorno dopo giorno alla ricerca di un domani migliore. E in questo modo, forse, riusciremo finalmente ad essere quell’unico, grande Continente solidale unito dal mar Mediterraneo la cui creazione ci è imposta dalla storia, e di cui finalmente si comincia a sentir parlare anche ai più alti livelli : e tanto vorremmo che se ne parlasse, in termini concreti, anche alla Conferenza euro-mediterranea che viene “celebrata” oggi e domani a Napoli. FRANCO SANTELLOCCO AIE |