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Inaugurata dal Presidente Ciampi l’Ambasciata d’Italia a Berlino AIE - Si è svolta il 25 e il 26 giugno, a Berlino, una storica visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Storica in quanto, alla presenza del Presidente tedesco, Johannes Rau, e di molti ospiti italiani e tedeschi, finalmente dopo 60 anni di vicissitudini, il Capo dello Stato ha inaugurato l’Ambasciata d’Italia. L’Ambasciata, voluta nel ‘39 da Hitler e Mussolini, fu realizzata dall’architetto Albert Speer prendendo a modello il Palazzo della Consulta a Roma, costruito nel 1732 dall’architetto Fuga. La sede diplomatica non venne tuttavia mai inaugurata, poiché i lavori di costruzione si conclusero solo nel ’43, in pieno conflitto mondiale. In seguito, con la divisione della Germania e lo spostamento della Capitale della Repubblica Federale a Bonn, divenne la sede del Consolato Generale d’Italia. Quando, nel ’99, la Capitale del Paese riunificato tornò ad essere Berlino, lo stato di degrado del palazzo non permise di ospitare la rappresentanza diplomatica. Ora, finalmente, con un restauro costato 16 milioni di euro, ospiterà oltre agli uffici diplomatici e alla casa dell’Ambasciatore, anche gli uffici consolari, militari e l’Istituto di Cultura. Il Presidente Ciampi nel suo discorso di inaugurazione ha tenuto ad evidenziare che “un’Ambasciata è il riferimento per gli interessi del Paese: ad essa si rivolgono, per la tutela dei loro diritti, i 600.000 connazionali che vivono e lavorano in Germania; è un luogo di valorizzazione della cultura; è anche un luogo di pensiero, di coordinamento, di progettualità, di rapporti umani. Il restauro della nostra Ambasciata a Berlino – ha proseguito il Capo dello Stato - si iscrive in un solco storico: iniziato dopo la caduta del muro e il superamento della guerra fredda, è approdato alla ritrovata unità dell’Europa. Esso sottolinea il rilancio della città di Berlino, del cui straordinario sistema urbanistico la sede diplomatica italiana è parte integrante e qualificante”. “In questo edificio – ha aggiunto - non avverto il peso del passato, ma la sfida esaltante di operare per il futuro”. Il Presidente ha voluto inoltre ribadire come gli ideali di libertà e di democrazia siano ancorati alla matrice umanistica e cristiana della civiltà europea e i valori siano radicati nella nostra coscienza civile e politica. “La memoria del passato è indelebile – ha affermato il Presidente - ma domina in noi la serena consapevolezza di aver tratto dalla reazione a quel passato la visione e la volontà di costruire nell’Europa unita un futuro di pace e di solidarietà”. Nel corso della sua visita il Capo dello Stato ha incontrato il Presidente della I Commissione del CGIE, Bruno Zoratto. Il Consigliere di Stoccarda ha rappresentato a Ciampi le gravi difficoltà che i connazionali incontrano in Germania. "La Germania deve garantire alla comunità italiana ospite di poter mantenere integra la propria dignità culturale” ha dichiarato Zoratto al termine dell’incontro, sottolineando che lo stesso Ciampi ha definito tale condizione “un fattore di civiltà alla cui base deve esserci una ferma volontà politica”. Zoratto, alla vigilia della visita del Capo dello Stato, aveva del resto già indicato in una lettera aperta a Ciampi le “questioni complesse, delicate e nello stesso tempo gravi, gravissime, che non possono essere né trascurate, né tollerate”. “Certo di interpretare l’opinione di migliaia e migliaia di nostri connazionali - aveva scritto Zoratto - mi rivolgo a Lei per sottoporLe le giustificate e legittime preoccupazioni della nostra intera comunità, che La ringrazia per il puntuale contributo che Lei dà, per far crescere in senso pulito quell’orgoglio di essere Italiani in Patria e fuori dei confini”. Dopo avere ricordato che “con l’esercizio del voto all’estero i connazionali sono entrati a pieno titolo nella Costituzione della Repubblica, con tutti i diritti e i doveri che ne conseguono”, il Consigliere aveva sottolineato che “gli italiani in Germania vogliono integrarsi, ma non assimilarsi”. “Chi da quasi un quarantennio vive e lavora in Germania, rimanendo orgogliosamente italiano – aveva scritto Zoratto - non può fare a meno di riconoscere che nel cuore dell’Europa è in atto un irreversibile processo di integrazione. I buoni rapporti culturali, economici e bilaterali esistenti fra Germania e Italia sono un dato di fatto che nessuno disconosce e che qualcuno ci invidia; sono una realtà imprescindibile che nessuno può perdere di vista, tanto meno quando in Germania vivono e lavorano ben 730 mila italiani, che, oltre ad essere un patrimonio sotto tutti i profili, rappresentano un fatto strategico rilevante, essendo una delle collettività più significative e numerose del mondo. Questa presenza però ci obbliga a guardare la realtà senza paraocchi e a registrare i non pochi problemi che rendono facile l’assimilazione e difficile, ripeto difficile, la vera integrazione”. Zoratto, oltre a sottolineare come “all’alba del terzo Millennio, siamo costretti a registrare migliaia e migliaia di soggiorni negati, di espulsioni facili, di doppia cittadinanza negata”, aveva posto l’accento anche sulla situazione scolastica: “Se diamo uno sguardo alla reale situazione degli oltre 70 mila bambini italiani in età scolastica che qui vivono, siamo costretti a registrare solo primati negativi. Infatti bassissima è la percentuale nei ginnasi e altissima nelle famigerate “Sonderschulen” (classi differenziate), come alta è la percentuale dei ragazzi senza una professione. Una situazione drammatica, che ha radici lontane e che conferma l’assoluta mancanza di una seria ed incisiva politica di intervento scolastico italiano oltralpe, che perdura da quasi un quarantennio, nonostante le ripetute denunce della emigrazione organizzata, dei Comites e del CGIE, con danni immensi per la crescita civile della nostra comunità. Perché, ad esempio, con tanti italiani che qui vivono e lavorano, le facoltà di Italianistica nelle Università tedesche sono cosa sempre più rara, mentre veniamo regolarmente, non a caso, ibernati nelle facoltà di Romanistica? Gli italiani in Germania purtroppo – aveva fatto osservare Zoratto – non dispongono di quello spazio che noi, molto civilmente, riserviamo, ad esempio, alla lingua tedesca per chi risiede in Patria. Infatti, le facoltà di Germanistica abbondano su tutto il territorio italiano e sono frequentatissime”. “Con quale coraggio – aveva concluso il Consigliere - si parla di Europa, se poi ai primi Precursori di questa eccezionale entità politica, che è l’Unione Europea, vengono negati diritti fondamentali e sacrosanti, come quelli della identità culturale e linguistica, del diritto alla libera circolazione, alla residenza, alla professione, solo per citare alcuni?”. Il Presidente Ciampi, che nel corso della visita ha avuto colloqui con il Cancelliere Schroeder, ha incontrato anche il corpo accademico e gli studenti dell’Università Humboldt. Al centro del suo discorso, l’amicizia che negli anni hanno consolidato i due popoli e che deve essere posta al servizio dell’integrazione europea. “Italia e Germania – ha affermato il Capo dello Stato - sono ancora uno strumento prezioso per realizzare due compiti fondamentali: completare l’integrazione europea; mantenere forte il legame transatlantico”. “E’ di vitale importanza per noi Europei, per le nostre libertà, per la nostra stessa sopravvivenza, essere uniti e presenti. Un’Europa unita è importante per il progresso economico e civile di tutti: per la lotta alla povertà e al diffondersi delle malattie, per la protezione dell’ambiente, per la difesa della pace mondiale. Divisi, saremmo incapaci di far valere nel mondo i nostri ideali e i nostri diritti, di assolvere i nostri doveri”. Ciampi ha concluso il suo intervento con un appello rivolto non solo ai giovani presenti in aula ma anche a tutti i giovani europei: “Non dimenticate mai, cari giovani, che l’Europa ha un’anima, e un orgoglio. Nell’arco di tempo che va dalla mia alla vostra generazione, ha espresso la sua anima e il suo orgoglio avanzando tenacemente, un passo alla volta, sulla via dell’integrazione, politica ed economica. Toccherà a voi, se lo vorrete, e confido lo vorrete, portare avanti il lavoro, percorrendo strade che noi, forse, non abbiamo neppure immaginato. L’Europa è antica, nella sua storia. E’ duratura, nella sua identità. E’ nuova e giovane, nelle sue istituzioni comuni. Nel farle crescere, siate degni dei vostri padri, quando ad ispirarli era l’audacia della giovinezza. Non siate meno audaci di loro”. Anna M. Punzo/AIE |