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Riforma Comites: approvato il disegno di legge del GovernoAIE - Con 230 “sì”, 131 “no”e 1 astenuto (su 361 votanti), la Camera dei Deputati ha dato via libera al testo di riforma dei Comites. Il disegno di legge del Governo dovrà ora passare al vaglio del Senato che, se non saranno apportate modifiche, varerà definitivamente il provvedimento. A Montecitorio, nella serata del 2 luglio, alla presenza dei Sottosegretari Boniver e Ventucci, e della relatrice Paoletti Tangheroni (FI), sono stati approvati tutti gli emendamenti apportati dalla Commissione Esteri e accettati dal Governo, mentre sono state respinte tutte le proposte di modifica (15) presentate in Aula dagli Onorevoli Calzolaio (DS) e Bianchi (Margherita). L’opposizione ha votato compatta contro il testo – l’On. Bianchi non ha partecipato al voto finale - auspicando che il Senato lo modifichi rimandandolo alla Camera per la terza lettura. In particolare, l’On. Calzolaio ha parlato di “testo che non convince”. “Crediamo – ha spiegato – che esso non aiuti un rilancio e una rivitalizzazione di questi organismi, quando invece, proprio l’approvazione, nella scorsa legislatura, del nuovo diritto di voto dei cittadini italiani all’estero avrebbe consigliato di rendere permanente e più preciso il ruolo dei comitati che operano all’interno di quelle comunità. Con le prossime elezioni politiche eleggeremo dodici deputati e sei senatori; più precisamente, questi deputati e questi senatori saranno eletti da un nuovo corpo elettorale che, per la prima volta, eserciterà il diritto di eleggere una propria rappresentanza in questo Parlamento. Ciò, evidentemente, non esaurisce una funzione permanente e quotidiana di organizzazione, di raccordo e di coordinamento della nostra comunità”. Il deputato, nel ribadire che “non è stato possibile discutere” la propria proposta di legge presentata nel gennaio 2002, “in attesa delle deliberazioni del Governo”, ha sottolineato ancora una volta che il testo dell’Esecutivo non risponde alla volontà del CGIE. “Il giorno dopo che il ddl è stato concertato fra i Ministeri competenti, abbiamo avuto – ha evidenziato l’esponente dei DS - un pronunciamento dell’Assemblea Generale del CGIE che ci ha detto di non condividerlo. Poi, è intercorsa una lunga corrispondenza con il Ministro Tremaglia, in parte citata in quest’aula; sono state prese altre posizioni con ordini del giorno e pronunciamenti che ci confermano come i componenti del CGIE, organo consultivo che ha lavorato per anni e anni alla stesura di questi testi e di questi articoli, considerino non efficace e non positiva la formulazione di molti articoli, sino a contestare e a contrastare l’impianto che fa sì che venga pregiudicata la stessa riforma”. “Ci auguriamo – ha proseguito - che la prossima settimana sia possibile un ripensamento da parte delle forze di maggioranza, non dei gruppi della Camera, ma dalle forze di maggioranza visto che ci sarà l’Assemblea del CGIE qui a Roma e sarà possibile anche verificare quali sono le opinioni dell’Assemblea di quell’organo consultivo”. Per Calzolaio occorre pertanto che “nel passaggio al Senato si prendano meglio in considerazione proposte di modifiche che qui abbiamo avanzato nello sforzo di ripristinare il più possibile un testo sul quale negli anni passati, le stesse Commissioni Esteri di Camera e Senato e in parte anche le due Assemblee, molto avevano ragionato fino ad arrivare ad un’ipotesi abbastanza condivisa”. A sua volta, l’On. Bianchi, Presidente del Comitato Permanente per gli Italiani all’Estero, non ha nascosto un “sentimento di amarezza, di difficoltà, di imbarazzo”. “La considero – ha precisato il deputato della Margherita - anche una sconfitta personale non avendo nascosto in Commissione, da subito e anche adesso, di aver lavorato perché un ponte fosse gettato tra le posizioni che abbiamo qui sostenuto, non per riprodurre in calcomania quelle espresse con un lavoro molto attento e appassionato dal CGIE, ma perché credevamo in alcuni punti fondanti”. “Ho cercato sin dall’inizio – ha aggiunto Bianchi - di gettare ponti con caparbietà ed intenzioni evidenti e non solo per difendere un ruolo corporativo dei Comites, tanto meno quello dei CGIE. Credo che vi siano due diverse fonti. Con riferimento all’autorità dei Consoli credo che essa debba essere mantenuta nella sua interezza; d’altra parte, si pone il problema di trovare un punto di equilibrio tra i vari organismi che nascono entro il tessuto associativo e che devono trovare una migliore configurazione”. “Si deve trovare un punto di equilibrio – ha precisato l’Onorevole – e noi pensiamo che vada individuato, consentendo ai Comites il massimo dell’espressione democratica”. “Tutti sanno quanto l’associazionismo sia il tessuto reale sul quale i Comites crescono” ha sottolineato, tra l’altro, Bianchi ponendo anche l’accento sulla “lunga battaglia, condotta spesso spalla a spalla nella differenza, a volte notevole, anche di culture e di opinioni, non però sulla meta da raggiungere con il Ministro Mirko Tremaglia”. Voto favorevole dalla maggioranza, anche se con dei distinguo. La Lega Nord ha votato sì, pur nutrendo, come ha spiegato l’On. Rizzi, “notevoli perplessità”. Per Rizzi, “sia il disegno sia la proposta di legge intendono disciplinare ex novo la materia, ma le innovazioni sono in gran parte di natura non sostanziale. I Comites resteranno organi di rappresentanza delle comunità italiane all’estero in ogni circoscrizione consolare con almeno tremila cittadini italiani, con funzioni consultive per tutto ciò che riguarda i concittadini residenti all’estero”. L’On. Rizzi ha richiamato l’attenzione sul fatto che “il provvedimento di iniziativa governativa, richiamando la legge 27 dicembre n. 459, prevede il voto per corrispondenza anche per l’elezione dei Comites. Non si discosta per il resto dalla proposta dell’onorevole Calzolaio, anche perché entrambi i progetti ricalcano proposte di legge della XIII Legislatura” (la n. 2997 presentata dai DS e la n. 3227 presentata da AN). L’esponente della Lega ha inoltre fatto osservare che il ddl “prevede una spesa complessiva di 15.498.923 euro per l’anno 2003, anno in cui la spesa è maggiore, in quanto 13.223.928 euro sono necessari per l’elezione dei Comites, mentre negli anni successivi lo stanziamento servirà soltanto per le spese di funzionamento”. “I Comites. sono destinati ad essere un elemento determinante nella formazione degli orientamenti politici fra gli italiani all’estero, per il loro radicamento capillare sul territorio e per i legami con le associazioni locali” ha aggiunto Rizzi sottolineando che “per questo motivo, la loro struttura e i meccanismi di funzionamento vanno monitorati con la massima attenzione”. L’On. Michelini, annunciando il “si” di FI, ha ribadito l’importanza del provvedimento con il quale “agli italiani all’estero viene riconosciuta, in modo più chiaro e significativo, una forma partecipativa alle decisioni che li riguardano”. Inoltre, “si dà grande importanza ad una realtà che rappresenta per l’Italia, in giro per il mondo, un patrimonio cospicuo”. Sottolineando la necessità di procedere anche alla riforma del CGIE, Michelini ha tuttavia rilevato che la riforma dei Comites costituisce “il primo passo, finalmente realizzato”. “Nella scorsa legislatura – ha ricordato il deputato - non è stato possibile approvare il provvedimento; adesso, se il Senato lo approverà in tempi brevi, sarà consentito agli italiani residenti all’estero di rinnovare presto le loro rappresentanze”. “Abbiamo cercato – ha aggiunto – di dare forma ad un provvedimento il più possibile aperto e duttile, sono stati accolti anche emendamenti dell’opposizione, il cui testo nasce, peraltro, da una proposta del CGIE stesso, fatto che riteniamo estremamente positivo. Oltretutto, per la prima volta, - ha fatto osservare Michelini - i diversi soggetti, (Consolati, Comites, autorità locali, Governo italiano, enti locali italiani) si trovano ad avere i loro rapporti istituzionalizzati. Del resto, il disegno di legge ha cercato di lasciare uno spazio quanto più possibile aperto a chi opera all’estero, senza pretendere di regolamentare qualsiasi cosa”. L’On. Naro (UDC) annunciando voto favorevole del suo gruppo, ha evidenziato l’importanza del provvedimento che “innova profondamente il Comitato per gli italiani all’estero”. Tra le principali innovazioni sottolineate da Naro “l’adozione del voto per corrispondenza, che consente una più ampia e fattiva partecipazione della base” e “l’iscrizione degli elettori nell’elenco di cui al comma 1 dell’articolo 5 della legge n. 459”. Naro ha evidenziato che “in definitiva, la struttura dei Comites è rimasta quella già esistente e le procedure per la loro formazione e le regole per il loro funzionamento sono state adeguate alle esigenze dei tempi, che richiedono meno burocrazia, più efficacia, più dinamismo” e, che con l’approvazione di questo ddl, e con quella di riordino del CGIE, di cui si attende la presentazione da parte del Governo, “può dirsi concluso l’iter avviato tanti decenni fa per il riconoscimento del diritto e dell’esercizio del voto dei cittadini italiani residenti all’estero”. Il provvedimento, che ora passa all’esame dell’altro ramo del Parlamento, si inserisce sulla scia della legge costituzionale sull’esercizio del voto degli italiani all’estero. I Comites sono ‘‘organi di rappresentanza democratica degli italiani nei rapporti con le rappresentanze diplomatico-consolari’’, I Comitati, che possono essere costituiti in ogni Circoscrizione consolare in cui risiedano almeno tremila cittadini italiani iscritti in un elenco aggiornato, sono composti da 12 membri per le comunità fino a centomila cittadini italiani e da 18 per quelle che superano i centomila. Quanto alla base anagrafica per l’istituzione, la composizione e l’elezione dei Comites, si segue la normativa prevista per i rappresentanti al Parlamento. Sono ente pubblico di natura elettiva con funzioni di collaborazione con le autorità consolari. Ciascun Comitato, previa intesa con i Consolati, può rappresentare istanze della collettività italiana residente nella Circoscrizione consolare alle autorità e alle istituzioni locali, con esclusione delle questioni che attengono ai rapporti tra gli Stati. Ai Comitati spetta anche, sempre in stretto contatto con i Consolati, l’espressione di pareri, proposte, raccomandazioni e la stesura di una relazione annuale sulle attività svolte. Simonetta Pitari/AIE |