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L’intervento del Ministro degli Esteri, Franco FrattiniAIE - Cari Amici del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, Signore e Signori, Il mio più caloroso saluto in occasione dei lavori di questa Assemblea Plenaria Ordinaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, a pochi giorni dall’inizio del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea. Gli appuntamenti davanti a noi, nei prossimi sei mesi, assorbiranno in un grande impegno politico ed organizzativo l’attività del Governo in generale e quella del Ministero degli Affari Esteri in particolare. La nostra agenda prevede giorno dopo giorno una grande frequenza di appuntamenti e la mia assenza ai vostri lavori inaugurali di ieri è dovuta proprio a questi impegni internazionali concomitanti. Abbiamo dovuto per gli stessi motivi ricorrere ai saloni di questo Hotel perché la Sala del Ministero degli Affari Esteri che usualmente ospita le riunioni plenarie del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero non è disponibile. L’agenda dei lavori del Semestre - dicevo - è fitta ed impegnativa, anche perché cade in una congiuntura internazionale certamente non facile. Sono sul tavolo: il futuro dell’Europa, dopo le divisioni che hanno preceduto la guerra in Iraq, e alla vigilia di una riforma costituzionale che definirà l’architettura del continente e ne indicherà il ruolo per le prossime generazioni; il rilancio delle relazioni transatlantiche, dopo le divergenze degli ultimi mesi; la ripresa dell’economia, dopo una lunga fase di stagnazione. Non sottovalutiamo quindi le difficoltà che ci attendono, ma siamo fiduciosi di poter conseguire risultati importanti, consapevoli delle potenzialità che l’Italia nel suo complesso saprà esprimere in questa importante prova, una prova che mette il nostro Paese al centro della scena della comunità internazionale. Parte integrante del “sistema Italia” sono le collettività espatriate, di cui voi, esponenti del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, siete l’espressione politica. Se oggi l’Italia è da tutti riconosciuta come Paese forte ed affidabile, lo si deve anche al lavoro ed all’impegno profuso da generazioni di italiani che hanno vissuto fuori dai confini nazionali e alle posizioni di prestigio che hanno saputo conquistarsi nei Paesi di residenza. Ricordo i 353 Parlamentari di origine italiana, presenti nei Parlamenti nazionali di 27 Stati, prezioso anello di raccordo fra i rispettivi Paesi di appartenenza e l’Italia: con loro stiamo consolidando e intensificando rapporti di collaborazione. Penso anche agli scienziati italiani e di origine italiana nel mondo, riunitisi nei mesi scorsi a Roma su iniziativa del Ministro Tremaglia: a loro viene oggi riservata finalmente una particolare attenzione. Il Governo sollecita ora il concorso di tutti questi italiani, delle loro energie e della loro attività, nella certezza che anche in questa importante circostanza potrà incontrare piena disponibilità ed impegno, così come avvenuto in passato. La necessità per il Governo di raccogliere energie per assicurare il pieno successo della Presidenza dell’Unione Europea, non significa però che verranno sottratti impegno ed energia alle tematiche che più vi stanno a cuore. Al contrario: l’aver assunto la guida dell’Europa, varrà a dare maggior slancio all’azione di governo anche nei confronti delle collettività espatriate, alle quali, posso assicurare, si continuerà a guardare con la consueta attenzione, consapevoli del ruolo che esse saranno chiamate a giocare nel prossimo futuro. Il Governo continuerà con coerenza l’impegno assunto di valorizzare questa grande risorsa morale, culturale oltre che economica, un grande patrimonio di risorse umane che fanno onore all’Italia. Negli ultimi anni, grazie all’azione incisiva del Governo, alla passione del Ministro Mirko Tremaglia, all’attività del Ministero degli Affari Esteri e dell’intera rete diplomatico - consolare, sono stati compiuti progressi significativi e le collettività espatriate sono tornate a partecipare a pieno titolo alla vita nazionale, della quale per troppo tempo erano rimaste ai margini. Il segno più tangibile di questa politica è rappresentato dall’approvazione della legge 27 dicembre 2001, n. 459 : la legge che ha consentito loro di esercitare il diritto di voto all’estero per corrispondenza. Finalmente – lo scorso mese di giugno - per la prima volta nella storia, i cittadini italiani residenti all’estero hanno potuto partecipare alle consultazioni referendarie. Al termine di una attività preparatoria complessa - attività che ha richiesto un notevole sforzo organizzativo sia da parte del Ministero che delle Sedi all’estero - sono state restituite dagli elettori 550.592 buste, pari al 25% circa dei plichi inviati. Tra i Paesi che ospitano le collettività più numerose e che hanno segnato un buon indice mi limito a segnalare la Svizzera col 31,76%, l’Argentina col 35,84%, il Brasile col 32,12%, il Canada col 30,71%, l’Uruguay col 35,72% e il Venezuela col 28,32%. Si tratta infatti di un risultato assai positivo. Dobbiamo infatti considerare prima di tutto la modesta affluenza che ha caratterizzato la consultazione in Italia e naturalmente anche la scarsa influenza pratica che i quesiti rivestivano sulle attività dei connazionali residenti all’estero. Per questi motivi il risultato è lusinghiero: è la dimostrazione di quanto attesa fosse, da parte degli Italiani nel mondo, la possibilità di esercitare concretamente un diritto costituzionalmente garantito. Alla prova dei fatti, l’applicazione del nuovo meccanismo elettorale ha posto problemi che dovremo affrontare e risolvere in tempo per assicurare il regolare svolgimento delle prossime consultazioni elettorali. La Farnesina ha già avviato - assieme alla rete diplomatico-consolare - una approfondita riflessione sul tema: si dovranno adottare, di concerto con le altre Amministrazioni dello Stato interessate, quegli interventi necessari per porre i nostri connazionali all’estero nelle migliori condizioni possibili per esercitare il proprio diritto. Dobbiamo essere pronti per affrontare al meglio le prossime scadenze: le elezioni europee del 2004, le future elezioni politiche generali, che consentiranno a dodici deputati e sei senatori di rappresentare gli italiani nel mondo nel nostro Parlamento. Ancor prima ci attende il rinnovo dei Comitati degli Italiani all’Estero (Comites), organo di espressione diretta delle collettività e quello dello stesso CGIE, nelle settimane immediatamente successive. Tra i provvedimenti di maggior rilievo per gli Italiani all’estero all’esame del Parlamento nazionale, assieme alla proposta di riforma del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), particolare importanza occupa il disegno di legge di riforma dei Comites. Lo Schema di Disegno di Legge di riforma dei Comites raccoglie gli orientamenti emersi dal CGIE e dalle valutazioni della Rete diplomatico-consolare che è stata consultata al riguardo. Come sapete la riforma dei Comites è una delle priorità politiche della Farnesina, proprio perché sappiamo che rivestono un ruolo di primo piano per le nostre collettività all’estero. I Comites costituiscono infatti l’unico organismo eletto direttamente dai nostri connazionali, e, quindi, direttamente rappresentativo delle loro esigenze. Conosciamo certo le difficoltà che l’obiettivo del rilancio dell’attività di un organismo come i Comites comporta, soprattutto nell’ottica dell’integrazione delle nostre collettività nei Paesi di accoglienza. E’ necessario infatti trovare il giusto equilibrio tra integrazione sociale e politica nel Paese di residenza, da un lato, e valorizzazione dell’identità storica e culturale dei nostri connazionali, dall’altro: un equilibrio pertanto capace di definire, nella sua pienezza, quel concetto di “italicità” che meglio si presta ad indicare una nuova idea di cittadinanza al di là delle frontiere. La prima funzione che i Comites possono e devono svolgere è quella di interlocutore del Consolato o della Rappresentanza diplomatica, con l’obiettivo di favorire la collaborazione sul piano propositivo e consultivo con l’Autorità consolare. In quanto interpreti delle esigenze della collettività, la legge di riforma riconosce poi ai Comites un ruolo - in accordo con le Autorità consolari - nella fase di definizione e finanziamento di tutte quelle iniziative che si intendono attuare: in materia di vita sociale e culturale, di assistenza scolastica e sociale, di formazione professionale. Nella proposta di legge ci si è inoltre preoccupati che le Rappresentanze diplomatico-consolari segnalino alle Autorità locali la presenza del Comitato e il tipo di attività da esso svolta. Da ultimo, una rilevante novità introdotta riguarda il sistema elettorale. Un sistema che si è ritenuto di modificare conformemente ai principi e alle modalità definite dalla legge 27 dicembre 2001, n. 459 sul voto all’estero, con l’introduzione del principio del voto per corrispondenza, che dovrebbe agevolare una più ampia partecipazione alle consultazioni. L’esame del disegno di legge sta continuando in Parlamento e il 2 luglio scorso è stato approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati e trasmesso al Senato; desidero assicurarvi che il Governo sta facendo quanto in suo potere perché il percorso legislativo si concluda in tempi ragionevolmente brevi, entro il mese di luglio, per permettere così il voto con la nuova legge entro il 31 dicembre 2003. Anche riguardo alla riforma del CGIE, il Governo assicura il proprio sostegno. Non vi è alcun dubbio che un CGIE più forte costituisca uno strumento indispensabile per assicurare alle nostre collettività all’estero che le loro istanze possano essere adeguatamente rappresentate a livello di politica nazionale. Il progetto di riforma muove dalle proposte approvate dall’Assemblea plenaria dello scorso dicembre ed è attualmente all’esame dei competenti Uffici del Ministero degli Affari Esteri, sentite anche le rappresentanze diplomatiche. Valorizziamo e sottolineiamo il ruolo delle nostre collettività all’estero non solo attraverso il diritto loro riconosciuto di esercitare il voto ed eleggere propri parlamentari. E’ importante che possano disporre anche di più moderni ed efficienti organismi rappresentativi. Di più: dobbiamo prenderci cura del nostro patrimonio culturale e linguistico, individuando e utilizzando strumenti sempre più incisivi, capaci di rispondere alle nuove esigenze operative delle Sedi ed ai bisogni che emergono dal tessuto sociale del loro ambito di attività. Continua pertanto il nostro impegno in materia di promozione linguistica e culturale. E’ all’esame un articolato progetto di riforma della Legge 153/71, che tende ad assicurare standard didattici sempre più elevati, la certificazione dei risultati ottenuti, certezza di risorse finanziarie e di tempi di erogazione. Siamo ben consapevoli che i ritardi nell’erogazione dei fondi producono problemi e difficoltà agli enti; è un argomento di attualità al quale - per quanto di competenza dell’Amministrazione degli Affari Esteri - stiamo cercando di dare soluzione. Aggiustamenti e razionalizzazioni sono stati infine disposti per il personale docente ed amministrativo impegnato presso le Sedi. E’ di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il bando relativo agli interventi di formazione professionale nei Paesi Extra Unione Europea; con questo bando il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali cerca di rispondere alle esigenze di formazione diffuse tra gli italiani residenti nei paesi extra Unione Europea. L’obiettivo: creare professionalità che consentano ai nostri giovani un più agevole inserimento nel mercato del lavoro dei Paesi che li ospitano. Sappiamo che non tutti i nostri connazionali all’estero sono tuttavia riusciti a costruirsi un presente fatto di benessere economico e di pieno inserimento nelle società ospitanti. E’ ancora ampia e purtroppo in crescita l’area del disagio economico. La rete diplomatico-consolare ci segnala con preoccupazione la presenza di vasti settori di connazionali indigenti in numerose realtà: in special modo le cattive notizie riguardano il continente Latino-americano. E il mio pensiero va allora a quanti vivono in Argentina e in Venezuela, Paesi fratelli che da mesi fronteggiano una delicatissima congiuntura economica e politica. Il Governo non ha dimenticato questi connazionali più sfortunati, molto spesso anziani: il nostro impegno al loro fianco, la nostra assistenza si sono ulteriormente accresciuti proprio in questo esercizio finanziario. Il mondo della sofferenza rimanda - per affinità di argomento -, ai temi della promozione della medicina e delle strutture ospedaliere italiane. Dobbiamo creare per le nostre collettività, non solo per le popolazioni locali, una rete di servizi sanitari di qualità, sviluppando rapporti di collaborazione tra gli ospedali italiani nel mondo ed i centri di eccellenza sul territorio nazionale. E’ una iniziativa di grande rilievo, sotto il profilo umano e sociale, che concorrerà a dare prestigio alla presenza italiana all’estero. I contatti con il Ministero della Salute e con il Ministro per gli Italiani nel Mondo sono da tempo ben avviati e confidiamo che si possa giungere presto ad una fase più operativa. Questi - in sintesi - i piani di azione del Governo per il prossimo futuro; diverse Amministrazioni dello Stato sono impegnate per corrispondere alle aspettative e tener fede ai programmi annunciati, in uno spirito di collaborazione e di intesa che desidero confermare in questa sede. Consentitemi in particolare di segnalare gli eccellenti rapporti tra il Ministero degli Esteri e il Ministro per gli Italiani nel Mondo, soprattutto attraverso l’attività della nostra Direzione Generale per gli Italiani all’Estero: una collaborazione a tutto vantaggio delle nostre collettività italiane all’estero che - ne sono convinto - conoscono e apprezzano la dedizione e lo spirito di servizio che animano tutte quelle attività di risposta alle loro legittime aspettative. Sono certo che tutti voi, membri del CGIE, saprete farvi interpreti della nostra volontà di operare al meglio per i nostri connazionali residenti fuori dei confini nazionali. Guardiamo a loro con grande stima e sincero affetto per quanto hanno fatto e potranno fare per la nostra Italia. A tutti voi un caloroso augurio di buon lavoro, insieme con la preghiera di estendere alle vostre famiglie e ai connazionali tutti - che voi qui rappresentate - i più vivi sentimenti di solidarietà ed ammirazione da parte del Governo e dell’intero popolo italiano. AIE |