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I Comites ed il referendum argomenti principali dei lavori dell’Assemblea Plenaria CGIE AIE - La riforma dei Comites è stato uno dei punti nodali della Relazione del Comitato di Presidenza illustrata dal Segretario Generale del CGIE, Franco Narducci, in Assemblea Plenaria apertasi il 9 luglio a Roma (Jolly Hotel Villa Carpegna), alla presenza del Ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia. Il testo del governo che disciplina le nuove norme di questo importante organismo di rappresentanza (che dovrà essere rinnovato entro il dicembre di quest’anno) è stato oggetto di serrato dibattito in sede parlamentare. Un dibattito che si è riproposto in modo altrettanto serrato in Assemblea Plenaria dove sul tema “Comites” in mattinata si sono susseguiti interventi di parlamentari e di consiglieri. Narducci e il Comitato di Presidenza hanno posto l’accento sulle ragioni di scontentezza in merito a questo disegno di legge che, approvato da Montecitorio è ora al vaglio del Senato, dove si è in corsa contro il tempo per approvarlo entro il mese di luglio. Il CdP ha rilevato come non sia stata, ad esempio recepita l’esigenza di una norma transitoria che, in prima applicazione della legge, definisca l’elettorato attivo sulla base delle anagrafi consolari. “Alla luce anche di quanto avvenuto in occasione del voto sui referendum – ha osservato Narducci – se non si vogliono escludere centinaia di migliaia di connazionali dal voto, la base elettorale non può essere determinata dall’AIRE”. Ma ci sono altri aspetti della legge che “non ci soddisfano”, ha rimarcato il Segretario Generale, chiarendo che essi riguardano i poteri consultivi obbligatori sugli interventi indirizzati alla comunità e alle modifiche apportate ai poteri contemplati dall’art. 3 e le modalità di costituzione dei Comites non elettivi. L’auspicio è che, nel secondo passaggio parlamentare “sia ancora possibile recuperare i contenuti che ci stanno a cuore, e lo spirito bipartisan tra le forze politiche che sicuramente si addice ad una legge così importante”. Perché se è vero che il voto per corrispondenza “rafforza la legittimazione dei Comites” è anche vero che essa “risulterebbe, tuttavia, priva di senso se non accompagnata da un reale rafforzamento dei loro poteri e della capacità di incidere sui processi d’integrazione delle nostre comunità nelle società di accoglimento”. Narducci non ha disconosciuto che vi è stata una forte accelerazione dell’iter legislativo sul provvedimento, “di cui dobbiamo dare atto al Ministro Tremaglia e al Ministro Frattini”, ma ha anche ricordato “l’anno e mezzo perso, in cui la bozza elaborata dal CGIE si è arenata negli Uffici del Ministero degli Esteri”. Infine, un appello in merito al rinnovo dei Comites, il cui mandato è stato prorogato fino al 31 dicembre 2003. “Chiediamo al Governo di predisporre al più presto gli atti occorrenti per mettere in moto la macchina organizzativa e di rendere contemporaneamente nota la data prevista per l’operazione di voto”. E ciò perché, ha precisato Narducci, “i connazionali hanno bisogno di sufficiente tempo per sensibilizzare la comunità e procedere alla formazione delle liste, nelle quali dovrà figurare possibilmente una maggiore rappresentanza di giovani e di donne, il che comporta a sua volta un maggiore impegno”. La Relazione del CdP ha affrontato anche altri temi di grande rilievo. Soffermandosi sulla prima esperienza di voto per corrispondenza dei connazionali, in occasione della tornata referendaria, Narducci ha sottolineato che si è trattato di “un diritto diventato realtà dopo decenni di attesa e di lotta, che ha restituito loro cittadinanza completa”. Ma, chiuso il sipario sul debutto del voto all’estero, Narducci ha richiamato l’attenzione sulle “due questioni primarie da considerare per i prossimi appuntamenti”. La prima riguarda “l’apertura di credito che gli italiani all’estero si sono guadagnati in termini di partecipazione, che in alcune zone del mondo ha superato largamente ogni previsione”. E, a tale proposito, Narducci ha ringraziato Tremaglia “per i ripetuti appelli alla partecipazione e per la diffusione dei messaggi di tutte le forze politiche”, ma anche i Comites e le espressioni della società civile “che si sono prodigate per sopperire alla latitanza della Rai e alla scarsezza di informazioni”. Narducci ha tuttavia rilevato la necessità di “interrogarsi anche sulla scarsa partecipazione di alcune circoscrizioni consolari”, che “non può essere ascritta esclusivamente alle pur marcate disfunzioni delle anagrafi e degli elenchi elettorali”. Ed è proprio questa la seconda questione prioritaria. Il CdP dà una valutazione “sostanzialmente positiva” dell’impegno profuso dalla rete diplomatico-consolare che “in molti casi, con una mole di lavoro impagabile, ha posto rimedio al caos dei plichi elettorali forniti dal Ministero degli Interni”. Il CGIE aveva ritenuto che il Viminale avrebbe fatto da “interfaccia” per l’allineamento tra i dati AIRE e quelli delle anagrafi consolari, “mettendo così in condizione decine di migliaia di cittadini italiani di esercitare il loro diritto al voto”. Così non è stato. Di qui l’atto di accusa: “Non comprendiamo per quali ragioni non sono stati adottati gli elenchi pervenuti dai Consolati di tutto il mondo”. Narducci ha rilevato che, a distanza di 14 anni, “bisogna ammettere che la legge per l’istituzione dell’AIRE non ha dato i frutti auspicati e a nulla è valsa l’indagine parlamentare effettuata nel 1994, o l’azione di bonifica delle anagrafi concertata tra MAE e Ministero degli Interni nel 1999 in vista delle elezioni europee e, da ultimo, l’operato del gruppo di lavoro interministeriale che avrebbe dovuto risolvere i problemi operativi in vista del voto sui referendum”. E’ per tali motivi che il CGIE invita fortemente il Governo ad “assumere provvedimenti urgenti per l’istituzione di una anagrafe unica degli elettori”. Anagrafe unica che dovrà essere realizzata sulla base delle anagrafi consolari bonificate. Il CdP dà suggerimenti per risolvere l’annosa questione delle anagrafi. Ad esempio, in analogia con quanto avviene in materia di rilascio dei passaporti, si potrebbe “affidare l’allestimento degli elenchi elettorali alla rete diplomatico-consolare, trattandosi tra l’altro della Circoscrizione Estero, dopo avere assegnato maggiori risorse al MAE”. In ogni caso il CdP sottolinea la necessità di “apportare correttivi per garantire la correttezza di voto”(per esempio apponendo la firma sul certificato restituito ai Consolati) e di “trovare soluzioni tecniche adeguate” in vista del prossimo impegno elettorale, che dovrebbe coincidere con il rinnovo dei Comites. Sempre in tema di “voto”, Narducci ha ricordato un’altra questione: quello delle prossime elezioni europee. Il Segretario Generale ha ricordato che il Ministro Tremaglia ha chiesto ufficialmente al CGIE “di esprimersi sulla possibilità di votare per corrispondenza” in occasione del rinnovo del Parlamento Europeo. In una lettera indirizzata allo stesso Narducci, infatti, il Ministro sottolinea di ritenere “importante avere nell’immediatezza un testo di legge proposto dal CGIE” per quanto concerne le prossime europee. In particolare riguardo “alla necessità di cambiare la legge su un punto fondamentale: le elezioni con il metodo della corrispondenza”. Nella Relazione non si manca poi di affrontare altre questioni scottanti come la Riforma della Legge 153. Una riforma di grande complessità e per la quale il CGIE “si è impegnato a fare la propria parte”. E’ ferma convinzione del CdP che l’urgenza di riformare la legge non possa fare passare in secondo piano “gli aspetti dei diritti”. Il CdP non condivide vari aspetti della bozza licenziata dal tavolo tecnico e “la filosofia di totale deresponsabilizzazione dello Stato che emerge”. Narducci ha sottolineato che tra le cose che non convincono, vi è il cambiamento del paradigma del finanziamento degli interventi scolastici (art.8). in pratica, viene valutato negativamente il progetto di introdurre per legge il contributo finanziario delle famiglie dei ragazzi in età scolare che frequentano i corsi di lingua e cultura italiana”. Inoltre il CdP si chiede chi finanzierà l’adeguamento alla normativa locale per l’assunzione del personale, dal momento che le procedure indicate dall’art. 8 “ci sembrano poco praticabili” e che “le fluttuazioni implicite nella prassi italiana di approvazione della legge finanziaria potrebbero addossare il costo dell’adeguamento ai genitori”. Il CdP, tuttavia, giudica positivi gli orientamenti e le linee operative indicate dal Ministro Frattini per la promozione della cultura italiana nel mondo. In particolare viene apprezzato il concetto di intervento a tre livelli, “in cui la promozione della cultura italiana – ha ricordato Narducci – deve fare da traino allo sviluppo dell’economia italiana e non esserne semplicemente al servizio”. Un orientamento che per il CdP deve confluire anche nella riforma della 153. In merito alla Conferenza dei Giovani Italiani all’Estero, il CdP ricorda di avere chiesto al Governo che venga comunicato “con chiarezza” che è impossibile realizzarla entro quest’anno. E avverte allo stesso tempo che “occorre anche un chiaro segnale politico”, da parte dell’Esecutivo, “sulla volontà di andare avanti o meno” nella convocazione di questo importante evento, promosso dal MAE, dal Ministro per gli Italiani nel Mondo e dallo stesso CGIE. “Il lavoro da portare avanti con le giovani generazioni degli italiani all’estero è un obiettivo importante per la nostra rete di presenze nel mondo e per gli sviluppi futuri”, ha affermato Narducci ricordando che il CGIE sta portando avanti l’indagine sul mondo giovanile italiano all’estero. Infine, un richiamo all’immigrazione e alle politiche d’integrazione. Ricordando che “qualsiasi Paese non può essere ricco e sopportare una presenza vissuta a livello di estraneità per più di una generazione”, Narducci ha avvertito che “si devono superare le diffidenze, le difficoltà” e che si devono sapere “cogliere la ricchezza e le opportunità offerte da una così vasta e variegata presenza di lavoratori e lavoratrici immigrati, coniugandole con una politica d’integrazione a pieno ritmo”. Politiche di integrazione che devono partire prima di tutto “dal rispetto delle persone nella loro dignità umana”, ma che devono anche essere attuate attraverso le politiche di cooperazione con i Paesi di provenienza. “Su questo versante –ha affermato Narducci – bisogna aumentare l’impegno per la realizzazione di progetti binazionali, che trovano applicazione prima di tutto nelle nazioni di maggiore provenienza dei cittadini che lavoreranno poi nei Paesi europei”. Simonetta Pitari/AIE |