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CGIE: i lavori dell’Assemblea Plenaria (8-10 aprile) Guerra in Iraq ed emergenze umanitarie: l’Appello del Consiglio Generale AIE - Dall’8 al 10 aprile si è
svolta alla Farnesina l’Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli
Italiani all’Estero. Al termine dei lavori è stato approvato a
maggioranza, con 8 astenuti, un Appello contro la guerra in Iraq. Il CGIE
chiede inoltre che la comunità internazionale si faccia carico delle
emergenze umanitarie. Di seguito, il testo
dell’Appello. Il Consiglio Generale degli
Italiani all’Estero, riunito a Roma dal 7 all’11 aprile 2003, a nome
delle comunità che rappresenta riafferma - così come ha ripetuto più
volte il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi - i valori
fondamentali della pace contenuti nella Costituzione italiana, che
“ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. La
tragedia dell’11 settembre e il timore che si possa ripetere in America o
in altre parti del mondo hanno unito la comunità internazionale contro il
terrorismo, ovunque annidato, per estirparne le cause prima che possa
provocare nuovi disastri e per favorire la costruzione della democrazia
attraverso la giustizia e la partecipazione. La guerra contro il regime
tirannico e sanguinario di Saddam Hussein, non sancita dall’ONU e dalla
prassi della comunità internazionale, rischia di produrre effetti
drammatici e destabilizzanti fra civiltà e culture diverse. Per questa ragione il CGIE chiede
la cessazione della guerra che ha richiesto prezzi umani elevatissimi che
colpiscono le nostre coscienze di donne e di uomini ancor prima che di
rappresentanti delle comunità italiane all’estero. Non si tratta soltanto
di indignazione morale, ma del rifiuto che viene dalla cultura della difesa
suprema della fraternità e del dialogo fra gli uomini, che ha radici
profonde in ogni popolo. Il sacrificio di tante vite
richiede che la comunità internazionale si faccia carico delle emergenze
umanitarie, superando qualunque ostacolo alla distribuzione di cibo ed
acqua, alla cura dei feriti, alla fornitura di medicinali, alla libertà di
movimento e al ricongiungimento delle famiglie, ed a tutti gli altri
interventi, richiesti da Agenzie come la Croce Rossa
e la Mezzaluna Rossa e le ONG, per portare un efficace aiuto alle
popolazioni colpite, sotto l’egida e con il coordinamento delle Nazioni
Unite. Le funzioni dell’ONU come regolatore delle relazioni internazionali
ed il suo prestigio di organismo voluto e costituito per proteggere le
condizioni favorevoli alla pace in tutto il mondo devono essere pienamente
reintegrate, attribuendo ad essa il compito di garantire un sereno processo
di autodeterminazione del popolo iracheno e delle etnie in esso
rappresentate, nonché la ricostruzione fisica dell’Iraq, che sono le
premesse della stabilizzazione di tutta l’area medio-orientale, senza
trascurare la soluzione dell’annosa questione israelo-palestinese,
attraverso il reciproco riconoscimento di due stati autonomi e sovrani. In questa terribile vicenda,
insieme alle conseguenze drammatiche già denunciate, vi è quella della
divisione all’interno dell’Europa, che si appresta a votare la sua nuova
Carta costituzionale, mentre deve ancora definire le proprie posizioni in
materia di politica estera e di difesa, anche al fine di prevenire
operazioni strumentali alla vigilia dell’allargamento dell’Unione.
L’Europa deve infatti assumere in pieno la responsabilità ed il ruolo di
interlocutore forte e di credibile contrappeso nella comunità
internazionale, pur nel mantenimento del partenariato transatlantico
all’interno della NATO. Il CGIE, che ha al suo interno le
rappresentanze di molte nazioni, forme di governo e culture, presenti nei
cinque continenti, piange tutte le vittime, compresi i discendenti degli
italiani caduti al fronte e sente il dovere di unire il proprio appello alle
più autorevoli voci, prima fra le quali quella del Papa, che hanno ammonito
il mondo a non trasformare questo conflitto in una guerra di religioni,
razze e civiltà. Il CGIE chiede quindi che
l’impegno dei popoli e delle istituzioni sia messo al servizio della pace,
per eliminare le ingiustizie, la povertà, le oppressioni, la proliferazione
delle armi e della violenza. AIE |