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Tremaglia: “Aiuti all’Africa. Solo così si frena l’esodo”

Intervista de “La Stampa” al Ministro per gli Italiani nel Mondo

AIE - Se Mirko Tremaglia, Ministro per gli Italiani all’Estero, avesse una bacchetta magica, la userebbe per finanziare un piano trentennale di investimenti in Africa settentrionale, capace di dar lavoro a 20 milioni di persone e frenare “quell’emigrazione selvaggia che altrimenti sarà impossibile frenare”. Non avendo la bacchetta magica, spera che l’Europa si faccia carico del Piano Tremaglia. E intanto esorta Silvio Berlusconi, Presidente di turno dell’UE, a convocare una grande conferenza internazionale a Malta per farlo decollare.

Signor Ministro, come ha reagito il Presidente del Consiglio?

Gli ho appena mandato un appunto sulla mia proposta per la Conferenza di Malta. Lo vedrò Mercoledì a suo rientro dagli Stati Uniti. E’ cominciato il semestre italiano: dovremmo essere noi a dare il primo impulso. Del resto, avevo già illustrato a Berlusconi questa mia idea durante il Consiglio dei Ministri quando approvammo la Bossi-Fini.

E che cosa le rispose il Presidente del Consiglio?

Disse: “Bravo Mirko”. Poi ho scoperto che la mia idea era stata inserita nel preambolo della legge. Il mio nome non c’era più, l’avevano cancellato. Ma c’era la mia idea che è la cosa più importante. Solo che poi non se ne è fatto nulla.

Scusi una curiosità, ma Bossi come reagì alla sua proposta in quel Consiglio dei Ministri?

Guardi, di solito Bossi non parla con me. Conti pregressi. Ma quella volta aprì la bocca per dire mugugnando: “A me va anche bene, così almeno quelli non vengono più qua”. Ma cosa vuole non possiamo pretendere troppo da lui.

Ora abbiamo la Presidenza di turno e lei torna alla carica proponendo un approccio europeo.

Anche perché l’Italia da sola non ce la farà mai a difendersi da questa invasione. Questi poveracci non li fermi con le cannonate, come “qualcuno” ha detto, usando termini blasfemi. Ma non li fermi neppure abbattendo i debiti o facendo politiche assistenziali, che non servono a nulla. Gli accordi bilaterali che stiamo facendo servono a tamponare le cose in situazioni d’emergenza, ma non risolvono granché. Invece, come ha scritto Tito Boeri proprio su “La Stampa” ieri, bisogna esaltare una politica di investimenti a lungo termine, che aumenti la produzione economica africana e garantisca lavoro in quei Paesi e fermi l’esodo. Perché poi, parliamoci chiaro, una volta che son qua li devi accogliere, devi dar loro da mangiare e anche possibilmente un lavoro: è una questione di civiltà.

Se l’idea della sua Conferenza a Malta con i Paesi europei e i Paesi africani del Mediterraneo andasse in porto, che cosa si aspetterebbe che producesse? Non ha paura di un altro round di chiacchiere?

Mi aspetto soluzioni operative. Io non sono un tecnico, ma è chiaro che bisognerà trovare gli adeguati strumenti finanziari per accelerare questo vasto programma di sviluppo. Ed è chiaro che vanno attivati i fondi europei e che bisognerà coinvolgere anche la Banca europea per lo sviluppo. L’Italia non può far da se, ma può avere un ruolo propulsivo importante.

E in Europa come hanno reagito alla sua proposta?

Ne ho parlato con Romano Prodi l’altra sera al Quirinale. Prodi è per forza il nostro interlocutore principale in questa vicenda. Mi ha detto: “Perfetto. Questo tipo di iniziativa rientra esattamente nella nostra visione del problema”. Ne ho anche parlato con Mario Monti e con Vitorino, il Commissario portoghese con la delega per la politica sull’immigrazione. Tutti si dicono d’accordo. Adesso però tocca a Berlusconi fare da sprone.

Non teme che nel momento in cui si tratterà di trovare i soldi tutti si defilino?

Oh guardi, i soldi se si vuole, si trovano. Quelli per lo Stretto di Messina, tanto per fare il nome di un progetto, li hanno già trovati.

 

Andrea di Robilant

La Stampa del 22 luglio 2003