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Intervista con Franco Santellocco, Presidente della V Commissione del CGIE Algeria: la nuova frontiera dell’emigrazione italiana Importanti investimenti per un Paese ricco di prospettiveAIE - Nel mondo dell’emigrazione italiana vi sono sia grandi collettività stabilizzate con entità numeriche più o meno definite, incrementate cioè dalla sola acquisizione della cittadinanza italiana da parte delle nuove generazioni, sia comunità, magari meno consistenti, che, grazie al costante arrivo di lavoratori italiani con elevate qualifiche professionali, stanno però attraversando una fase di piena evoluzione. Un esempio lampante di questa vitalità migratoria è, senza alcun dubbio, l’Algeria. Un Paese di grandi potenzialità economiche che, negli ultimi anni, ha visto incrementare la presenza di ingegneri, tecnici ed imprenditori italiani. Una comunità d’avanguardia, capace di fronteggiare con coraggio e spirito di solidarietà anche il devastante sisma che ha recentemente colpito l’Algeria, che abbiamo cercato di comprendere meglio attraverso la testimonianza del Presidente della Commissione Impresa, Formazione e Cooperazione allo Sviluppo del CGIE. “La comunità italiana in Algeria, - ha esordito Santellocco rispondendo alla nostra domanda sulla composizione qualitativa e sullo stato di salute della nostra collettività in Algeria - è soprattutto formata da tecnici di impresa al seguito delle grandi aziende cantieristiche, da operatori commerciali ed imprenditori. Una realtà di alto livello professionale che si mantiene stabile e da concreti segnali di incremento sia dal punto di vista numerico, sia sul fronte delle opportunità di lavoro. Una tendenza, quest’ultima, che testimonia un consolidamento, negli ultimi tempi si sono fatte sempre più frequenti e qualificate le visite delle delegazioni politiche ed economiche italiane in questa Nazione d’accoglienza, dei rapporti tra il nostro Paese e l’Algeria. Tutto questo significa un incremento dell’esportazione della nostra tecnologia e della relativa manodopera italiana verso l’Algeria e le aree limitrofe del Mediterraneo. Per quanto riguarda poi l’operato della collettività italiana nel tragico contesto del terremoto - ha proseguito il Consigliere del CGIE riferendosi al disastroso sisma che ha recentemente colpito l’Algeria - posso affermare che la nostra comunità, in piena collaborazione con le realtà associative algerine, si è concretamente impegnata sia con una fattiva presenza fisica sul campo, sia per la raccolta di aiuti economici da destinare alle popolazioni colpite dal terremoto. Una mobilitazione spontanea e solidale che testimonia ancora una volta la grande generosità della collettività italiana che ha condiviso la sofferenza della gente e che a tutt’oggi non vive alcuna conflittualità etnica e religiosa con la popolazione locale. Io credo - ha poi sottolineato Santellocco commentando su nostra richiesta le recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro degli Esteri Frattini sulla necessità di rafforzare il dialogo euromediterraneo - che le affermazione del massimo esponente della Farnesina siano improntate alla sincerità e mi auguro che rispecchino la posizione del Governo. Purtroppo però negli anni passati numerose e positive dichiarazioni d’intenti di importanti personalità politiche non si sono poi concretizzate con provvedimenti reali. Per capirci meglio quando, in questo mondo globalizzato, i grandi Paesi industrializzati intendono promuovere l’internazionalizzazione dell’export nelle aree in via di sviluppo, zone dove possono essere colte importanti opportunità di crescita, solitamente queste Nazioni si mobilitano per incrementare linee di credito. Non regali ma opportunità di differimento del pagamento al Paese acquirente, scadenze di rimborso puntualmente rispettate in passato dall’Algeria, che oggi non vengono invece più previste dalle leggi italiane. Possiamo quindi dire - ha puntualizzato il Presidente della Commissione del CGIE per l’Impresa, Formazione e Cooperazione allo Sviluppo dopo aver ricordato la calendarizzazione in sede di Commissione di importanti audizioni con i rappresentanti della Sace, dell’Assocameraestero e dell’ICE - che al momento vi è una forte carenza per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo. Sono infatti otto anni che attendiamo il varo della nuova legge, una riforma che viene puntualmente vanificata da insabbiamenti vari e dalla caduta di Governi. Per quanto attiene la fascia sud del Mediterraneo, verso cui è naturalmente proiettata l’Italia, non basta però più la semplice attenzione del Governo. In questo contesto, come da me richiesto alla riunione Continentale di Casablanca, sarebbe infatti auspicabile la creazione di un “Continente solidale”. Una realtà unica ed innovativa, composta da due entità come l’Europa e l’Africa e dal lago Mediterraneo che le divide, basata sul principio dei vasi comunicanti dove si teorizza uno scambio alla pari tra la ricchezza intellettuale, le idee e la tecnologia europea e le grandi risorse naturali dei Paesi in via di sviluppo. Quindi quello che auspico è l’attivazione di una fattiva cooperazione all’interno di un nuova realtà continentale. Per quanto poi concerne la questione dell’Intercomites - ha proseguito Santellocco rispondendo alla nostra richiesta di chiarimenti sulle critiche da lui rivolte durante l’ultima Assemblea Generale del CGIE ad alcuni aspetti della riforma dei Comites - voglio ricordare che questa innovazione del disegno di legge, che prevede la riunione collegiale dei rappresentanti di più Comitati, è stata inventata, con finalità e modalità diverse, dagli esponenti dei Comites dell’area mediterranea. Tra il 1993 ed il 1994, al fine di cercare soluzioni a problemi comuni, abbiamo infatti avviato, con la partecipazione degli esponenti dei Comites della Tunisia, dell’Algeria, del Marocco, della Libia, dell’Egitto, dell’Eritrea e dell’Etiopia, una serie di incontri nelle capitali dei suddetti Paesi. Una novità che fu apprezzata dal CGIE d’allora che ne auspicò l’inserimento nella futura riforma dei Comites. Oggi che la nuova legge sta divenendo realtà, l’idea dell’Intercomites è stata ripresa sia nella bozza del CGIE, sia nella proposta del Governo ma con un’interpretazione che ha stravolto completamente la mia proposta originaria. Le riunioni dell’Intercomites sono state infatti previste non per le Nazioni confinanti che abbiano un solo Comites, ma per quei Paesi con più Comitati che abbiano la necessità di coordinare i lavori della rete dei Comites operanti all’interno del loro territorio. Sugli esiti del recente voto referendario- ha infine concluso Santellocco rispondendo alla nostra richiesta di valutazione sulla partecipazione degli italiani all’estero ai referendum per l’estensione dell’art.18 e per l’abolizione della servitù coattiva degli elettrodotti - il mio giudizio non può che essere positivo. La mia non è però una considerazione soggettiva ma bensì una semplice valutazione numerica. La percentuale media dei votanti all’estero è stata infatti superiore a quella registrata in Italia. Quindi, il medesimo concetto è stato ribadito con chiarezza dallo stesso Ministro Tremaglia, anche in questa occasione elettorale, che certamente non interessava direttamente le collettività all’estero, i nostri connazionali, con grande senso di responsabilità e di partecipazione politica, hanno voluto dimostrare il loro attaccamento assoluto alla madre Patria”. Alessandro Fabrizi/AIE |