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A colloquio con Francesco Sabatini, Presidente dell’Accademia della Crusca Giovani all’estero: un grande pubblico che va riconquistato e riportato alla cultura italiana Necessaria una politica estera che favorisca la capillare diffusione della lingua italiana nel mondo (AIE)
Lo studio della lingua italiana è in espansione in tutti i Paesi del mondo.
Una positiva tendenza, confermata dal notevole incremento del numero di
studenti in tutti i continenti, che ha ormai posizionato l’italiano tra le
cinque lingue più studiate nel mondo. Il profondo convincimento che la
nostra lingua rappresenti un “valore” non solo da difendere ma anche da
promuovere e diffondere capillarmente è stato alla base della seconda
“Settimana della lingua italiana nel mondo” che si è conclusa pochi
giorni fa. Un’importante manifestazione - per l’occasione sono stati
mobilitati gli 88 Istituti Italiani di Cultura e l’intera rete
diplomatico-consolare e sono state coinvolte numerose Università straniere
- che ha portato alla realizzazione di oltre 600 iniziative culturali. Per
delineare un bilancio dell’iniziativa abbiamo raccolto la testimonianza
del prof. Francesco Sabatini, Presidente dell’Accademia della Crusca che,
insieme al Ministero degli Esteri, ha promosso e organizzato il grande
evento culturale. “Siamo
stati noi dell’Accademia della Crusca a proporre due anni fa – ha
sottolineato Sabatini ricordando i primi passi dell’iniziativa - questo
programma che dedica un’intera settimana a tutti i temi collegati con la
lingua italiana. Abbiamo fatto tutto questo non solo per portare avanti un
discorso didattico, ma soprattutto per promuovere le conoscenze storiche,
sociali e di attualità dell’italiano, che è una delle più grandi lingue
d’Europa. Per l’edizione di quest’anno, contrariamente a quanto
avvenuto lo scorso anno, abbiamo suggerito agli Istituti di Cultura un tema
centrale di riferimento. La tematica di quest’anno, “L’italiano e le
arti della parola” intendeva innanzitutto valorizzare il teatro, la musica
ed il cinema. Tutte le produzioni cioè in cui la lingua ricopre funzioni
importanti e permette di vivacizzare il discorso. Per
questa edizione – ha proseguito Sabatini ricordando l’iniziativa
promossa da Rai Educational e Rai International - è stato realizzato uno
specifico filmato distribuito all’estero sia attraverso la rete, sia per
videocassetta. Una rassegna, intitolata “L’italiano filmato”, che, al
fine di seguire il variegato uso della nostra lingua attraverso il cinema,
ha raccolto circa trenta spezzoni di film italiani dagli anni ‘30 ad oggi.
Il cinema ha infatti avuto una grande importanza per la diffusione
dell’italiano in Patria e all’estero, ma nello stesso tempo ha dovuto
scontare le difficoltà d’uso di una lingua che era prevalentemente
scritta. In questa ottica posso comunque affermare che il cinema è stato
una grande palestra per lingua italiana. Per quanto concerne invece le
teleconferenze – ha spiegato il Presidente della Crusca sottolineando i
momenti salienti della manifestazione - voglio innanzitutto ricordare il
video collegamento con Pechino che ha visto riunito un folto pubblico
formato non solo da studiosi e studenti di letteratura italiana, ma anche da
traduttori, archeologi, storici dell’arte, economisti e sociologi, e che
ha evidenziato il grande interesse del vasto e variegato mondo cinese per
l’Italia, un’attenzione che affonda le radici in rapporti storici molto
antichi. In questo contesto voglio inoltre segnalare il collegamento con
Varsavia che ha richiamato l’attenzione di un cospicuo gruppo di persone
formato da architetti, storici del diritto, letterati e linguisti. Con
questo Paese dell’Est europeo l’Accademia della Crusca ha un forte ed
antico legame. Stiamo infatti lavorando con un editore locale alla stesura
di un grande vocabolario Italo-Polacco. In vista dell’entrata
nell’Unione Europea della Polonia ci si chiede però quale sarà
l’atteggiamento di questo Paese per quanto riguarda la competizione tra le
lingue. Se saprà cioè adattarsi, mantenendo forti legami linguistici con
l’Italia, alla preesistente intesa tra Paesi europei che, oltre ad
accettare l’inglese come linguaggio di lavoro, ha sempre cercato di
contenere un’eventuale fuga in avanti di singole lingue europee. Dopo un
lungo periodo storico in cui la lingua italiana è rimasta di esclusivo
appannaggio di una ristretta cerchia di persone - ha ricordato Sabatini
rispondendo alla domanda sulle motivazioni del crescente successo
internazionale del nostro linguaggio - la recente diffusione delle
conoscenze, delle lingue, delle comunicazioni, e del turismo, ha incentivato
la promozione dell’italiano e dell’immagine del nostro Paese tra i
popoli. Tutti questi fattori hanno moltiplicato l’interesse per
l’Italia. Oggi, mentre numerose culture si risvegliano e si proiettano
sulla scena mondiale, appare sempre più necessaria una specifica politica
estera italiana che, oltre a favorire una capillare diffusione della nostra
lingua, sostenga le relazioni internazionali economiche e commerciali del
nostro Paese. Le
grandi comunità italiane – ha precisato infine il Presidente
dell’Accademia - hanno sicuramente influito sulla diffusione della nostra
lingua, ma non quanto si potesse immaginare. In primo luogo perché i nostri
flussi di emigrazione, che dalla fine dell’800 fino alla metà del ‘900
portarono nel mondo milioni di italiani, erano in prevalenza composti da
persone non alfabetizzate che non avevano quindi conoscenze approfondite
della lingua d’origine e della grande cultura italiana. Tutto questo non
può però essere imputato agli emigranti che ovviamente provenivano dagli
strati più emarginati e diseredati del contesto italiano. I nostri
connazionali hanno sicuramente favorito la diffusione dell’italiano
all’estero, ma hanno portato una voce che è rimasta compressa e che, pur
generando anche cultori della lingua, ha finito per avere un’incidenza
ridotta rispetto alla diffusa presenza di milioni di oriundi. Ora le terze e
le quarte generazioni, che possiedono mezzi maggiori, conoscenze migliori e
sono più edotte sulla necessità di comprendere nuove culture, si stanno
nuovamente interessando dell’italiano. Un grande pubblico che va
riconquistato e riportato alla cultura italiana. Goffredo Morgia |