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CGIE: i lavori dell’Assemblea Plenaria Intervento di Giovanni Bianchi, Presidente del Comitato Parlamentare per gli Italiani nel Mondo La politica realizza i suoi sogni, ma per farlo ha bisogno di strumenti efficaci: giusta la richiesta di un Dipartimento da parte di Tremaglia (AIE)
Ad apertura dei lavori dell’Assemblea Plenaria del CGIE, il 10 luglio, è
intervenuto l’On. Giovanni Bianchi, Presidente del Comitato Parlamentare
per gli Italiani nel Mondo. E’
questa una riunione che si apre sotto il segno di un traguardo finalmente
raggiunto: il voto degli italiani all’estero. Un segno che il Ministro
Carlo Marsili ha giustamente definito storico. Segno di alta politica e
super partes, oltre cioè gli steccati di parte, ma non per questo meno
politica. Un
traguardo - vale la pena ricordarlo - dovuto alla determinazione del
Ministro per gli Italiani del Mondo, Mirko Tremaglia, che alla
determinazione accompagna una fantasia creativa che non si affievolisca,
anzi incredibilmente cresce con il passare degli anni. Così,
talvolta, la politica realizza i suoi sogni, ma per farlo ha bisogno di
strumenti efficaci e di logistica. E’ per questo che la pressante
richiesta di un Dipartimento da parte di Tremaglia non è un fatto
corporativo: essa rappresenta l’esigenza di una macchina, essenziale ma
fattiva, che consenta di attuare il programma poco fa presentato. Le
tappe indicate, i convegni programmati hanno bisogno cioè di quelle
condizioni reali, delle risorse che ne permettano la fattibilità. Tra di
noi è invalsa grazie a Dio l’abitudine di non scrivere libri dei sogni,
ma di rendere realtà le promesse mantenute. Sono
lieto adesso di salutarvi con affetto esprimendovi un apprezzamento sincero
per il lavoro di questi anni. Aggiungo, oggi, per la nuova responsabilità
che mi è stata affidata, l’augurio del Comitato parlamentare per gli
italiani nel mondo: un compito in cui si è cimentato con grande passione e
successo il ministro Mirko Tremaglia che ho affiancato nel ruolo di
segretario nella passata legislatura. Il
saluto è accompagnato da alcune riflessioni che riguardano i temi che oggi
sono al centro dei lavori del CGIE nella prospettiva di una
‘rappresentanza’ che si rafforza e si completa. I Comites, il CGIE, il
Comitato Stato-Regioni-CGIE, il Parlamento del Paese a partire dalla
prossima legislatura sono i luoghi deputati della partecipazione. Forse sono
molti colleghi parlamentari non hanno avuto (forse non ce l’hanno ancora)
la coscienza del cambiamento profondo che ha causato la legge per
l’esercizio del diritto di voto, il mutare di prospettiva e di strategia
che coinvolge tutte le istanze richiamate. Non si può continuare a fare le
cose di prima o con le stesse modalità. La
nuova politica riguarda l’Italia, le regioni, l’Europa, i rapporti con
gli altri Paesi e continenti. Si è recentemente tenuto a Siviglia un
vertice dell’UE dove si è parlato a lungo dell’immigrazione e degli
equilibri da creare nelle società europee e nei rapporti tra Nord e Sud del
mondo. Una sfida grande. Una sfida difficile dove è mancata l’esperienza
degli emigrati per evitare chiusure immotivate e intolleranze dannose. C’è
un delicato equilibrio da salvaguardare dall’11 settembre. E’ finita
‘la belle èpoque’ della globalizzazione. E’ caduta l’idea che il
mondo potesse essere guidato dal pilota automatico delle tecniche e della
finanza. Contano meno le borse e conta di più la sicurezza che i cittadini
chiedono ai governanti. Torna con la politica di potenza la visione
‘classica’ della politica. Torna, purtroppo, la guerra. Il prezzo che
stiamo pagando al terrorismo è molto alto, e davvero non mi riesce di
scorgere l’uscita dal tunnel. Ma c’è
anche la persona umana da tutelare, dove non sono sufficienti la saggezza
legislativa e l’efficacia degli strumenti tecnici (ammesso che ce ne siano
di efficaci). La
nuova politica riguarda soprattutto l’evoluzione dello Stato italiano
attraverso le riforme costituzionali del Titolo V, fatte, anche queste,
nella legislatura passata. Gli
obiettivi delle politiche sono stati individuati nella Conferenza
‘Stato-Regioni-CGIE’ e sono da me condivisi: - una
nuova cultura (precondizione per un processo di reale sviluppo); - la
solidarietà e il lavoro; - i
giovani e l’associazionismo; Si
tratta di compiere, ora, i passi successivi attraverso strumenti in grado di
garantire risultati concreti. Anzitutto
la legge quadro e poi la costituzione del ‘fondo’ a favore delle comunità
in cui confluiscono tutte le risorse realizzando un efficace coordinamento,
la modifica della legge del CGIE. Si tratta di questioni di primaria
grandezza ed è di buon auspicio la consonanza che si è realizzata con le
regioni. Non
dobbiamo risolvere un problema di nicchia, ma prefigurare l’articolazione
di un tessuto democratico di partecipazione. La partecipazione accanto alla
rappresentanza. La partecipazione a sostegno della rappresentanza. Questo è
il senso del lavoro che ci attende. E le geometrie istituzionali seguiranno
... Purché il senso e la direzione siano chiari e condivisi. E mi sentirei
di estrarre dal bagaglio della mia tradizione culturale pezzi della teoria
sui corpi intermedi. Deve
essere dunque chiaro che la nostra visione della ‘rappresentanza’ non si
esaurisce con l’elezione dei 12 deputati e 6 senatori. I
Comites a livello locale ed il CGIE sono la sede di partecipazione
democratica più ampia. Il CGIE deve essere modificato, aprirsi ad un Paese
che ha forti connotati federali, al ruolo delle regioni e degli enti locali
senza trascurare gli apporti storici (quelli vivi e vitali, naturalmente,
non quelli che si reggono con le stampelle) della società civile, del
sindacato, delle associazioni, dei patronati e dei partiti. Non è in
questione l’esistenza, ma la funzione. Un
ruolo rinnovato quello del CGIE con una sua autonomia anche organizzativa e
finanziaria. Tutti questi sono impegni dei prossimi mesi. Un’ultima
annotazione: ci sono indubbiamente interessi legittimi da difendere e
promuovere, l’interesse alla lobbing ed al mercato del made in Italy. E’
una realtà importante da sostenere, una componente che aiuta l’Italia, ma
la stella polare rimane l’unificazione del Paese che vive in Italia con
quello che vive fuori e la realizzazione di politiche di reciproco aiuto
che, comunque, considera in modo irreversibile la comunità degli italiani
nel mondo parte integrante e decisiva della comunità nazionale. Mirko
Tremaglia ha evocato il Columbus Day, e la circostanza mi ha rimandato ad
alcune frasi di un grande americano, Bob Kennedy. Le cito: ‘Siamo chiari
fin dall’inizio: non troveremo né un fine per la nazione né la nostra
personale soddisfazione nella mera continuazione del progresso economico,
nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito
nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi nazionali sulla
base del prodotto interno lordo. Perché
il prodotto nazionale lordo comprende l’inquinamento dell’aria e la
pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre
autostrade dalle carneficine. Mette nel conto le serrature speciali con cui
chiudiamo le nostre porte, e le prigioni per coloro che le scardinano. Non
tiene conto dello stato di salute delle nostre famiglie, della qualità
della loro educazione o della gioia dei loro giochi. E’ indifferente alla
decenza delle nostre fabbriche e insieme alla sicurezza delle nostre strade.
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri
matrimoni, l’intelligenza delle nostre discussioni o l’onestà dei
nostri dipendenti pubblici .’ Agli
amici del CGIE, al di là della rappresentanza politica, desidero assicurare
che su questi temi continueremo a lavorare insieme. Il Comitato parlamentare
è uno strumento in più e svolgerà il suo ruolo in stretto accordo con il
Ministro degli italiani nel mondo e la Presidenza del CGIE. Diceva
un altro grande americano, Thomas Edison, che il genio è per l’uno
percento ispirazione e per il novantanove percento traspirazione. Non
potendoci onestamente promettere uno scialo di genialità, possiamo almeno
darci reciproca assicurazione di un duro lavoro e di molto sudore.
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