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Assemblea CGIE: intervento del Segretario Generale CGIE, Franco Narducci (AIE)
Ringrazio sentitamente il Ministro Mirko Tremaglia per l’indirizzo di
saluto portato a questa assemblea del CGIE e porgo un caloroso benvenuto ai
Parlamentari, ai rappresentanti delle Regioni e delle autonomie locali, ai
rappresentanti del Ministero degli affari esteri e degli altri Ministeri
presenti ai nostri lavori. Abbiamo appena ascoltato con attenzione la
relazione del Governo presentata dal Ministro Marsili in assenza del
Ministro degli Esteri e Presidente del CGIE. Ringraziamo anche in questa
occasione il Direttore Generale per la costanza e l’attenzione con cui
segue le nostre vicende. La relazione del Governo è un atto Importantissimo
perché riassume gli indirizzi che si stanno perseguendo e le strategie
messe in campo per dare sostanza alle politiche per l’emigrazione, cioè
quanto lo Stato fa per le comunità italiane nel mondo, e sottopone alla
valutazione del CGIE. Prendiamo atto con soddisfazione del completamento dei
lavori per dare attuazione alla Legge 459 che sancisce e disciplina
l’esercizio del voto all’estero e che gli Uffici legislativi dei
Ministeri interessati sono già all’opera per varare materialmente il
Regolamento. lì raggiungimento di tale obiettivo è molto importante e
sconfessa le pessimistiche dichiarazioni fatte incautamente da alcuni
parlamentari in occasione dì incontri ufficiali con la, nostre comunità
all’estero. Del resto non abbiamo dimenticato le difficoltà e le enormi
resistenze che ha dovuto affrontare e superare l’intero progetto
legislativo per il riconoscimento di questo diritto fondamentale, resistenze
che spesso riemergono in forma palesemente critica e ne abbiamo avuto
conferma anche nella recente audizione del Comitato di Presidenza del CGIE
presso il Comitato permanente sugli italiani all’estero. Tanto più
ringraziamo il Ministro Tremaglia e la sua squadra per la rapidità con cui
hanno portato a termine l’istruttori a per il Regolamento, un impegno che
deve ora proseguire nell’approvazione della Legge finanziaria. Una
finanziaria anche per i cittadini italiani all’estero Si
devono infatti “difendere” le risorse stanziate per il completamento e
l’aggiornamento dei dati per la rilevazione dei cittadini italiani
all’estero, un’operazione importantissima per dare un segnale di
risposta alle penose carenze della nostra rete consolare nei Paesi
dell’America Latina, per accelerare la trattazione delle pratiche di
cittadinanza e la trascrizione degli atti di stato civile e per dare
garanzia di efficienza, di regolarità e democraticità alle operazioni
elettorali che saranno inaugurate fra meno di un anno con il rinnovo dei
Comitati degli italiani all’estero. Vi è il rischio che gli otto
dodicesimi di detto finanziamento terminino a residuo, poiché la spesa
cori-ente decorrerà soltanto dal primo di settembre, e vi è la necessità
di un impegno alto durante l’intera fase di approvazione della Legge
finanziaria per difendere e aumentare le risorse destinate alle comunità
italiane emigrate. Signor Ministro Tremaglia, Lei ama sottolineare in ogni
occasione che con la Legge per l’esercizio del volo all’estero gli
italiani emigrati sono entrati nella Costituzione. Lei sa con quanto
orgoglio abbiamo combattuto la battaglia per questo diritto fondamentale
insieme a Lei e ai tanti Parlamentari che ne hanno condiviso scopi e finalità.
Vorremmo ora ‘tessere nella Costituzione” anche quando si discute la
finanziaria e si allocano le risorse perché ci sono situazioni di debolezza
e di sofferenza divenute endemiche e disfunzioni della macchina
amministrativa che nel caso degli italiani all’estero sono semplicemente
scandalose. Le recenti polemiche ‘sulle partite della squadra italiana ai
mondiali oscurate o non trasmesse all’estero ci hanno colpito, perché
testimoniano come l’affetto dei nostri cittadini all’estero per i colori
della nazionale non scema, anzi aumenta, anche tra le nuove generazioni.
Devo però confessare che personalmente sono ancor più preoccupato per
l’inefficienza con cui sono trattati molti COMITES in vaste aree
geografiche del mondo. Non comprendiamo per quali motivi i ritardi
nell’erogazione dei fondi loro attribuiti abbiano raggiunto il livello
dell’insopportabilità. Una prassi che beninteso, non riguarda solamente i
COMITES, ma anche tutti gli Enti che secondo il dettato delle Leggi dello
Stato erogano servizi importantissimi alle nostre comunità, soprattutto nel
settore dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana. Siamo
preoccupati e lo diciamo con franchezza, poiché ci riesce difficile capire
anche la diversa rapidità con cui vengono trattate le questioni dei COMITES
da una Direzione geografica all’altra e lo siamo per l’assoluta mancanza
di risposte sul versante della formazione professionale. Non si conoscono
per quali ragioni li Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha
bloccato il decreto di pagamento agli Enti di formazione professionale, e
dobbiamo purtroppo denunciare l’assoluta mancanza dì informazioni sugli
interventi progettati per i Paesi appartenenti all’area extra-europea.
Siamo profondamente convinti, dunque, che la prossima Legge finanziaria
costituisca un passaggio fondamentale per verificare se c’è la volontà
di passare ad una fase nuova della politica verso le comunità italiane
all’estero e di dare corso alle soluzioni che attendiamo da tempo. La
relazione del Comitato di Presidenza non vuole essere soltanto una
elencazione di problemi che si aggravano anziché trovare soluzione, o la
consuetudine di un vecchio armamentario. Ma questi sono fatti, argomenti e
non ideologia o frutto di simpatie o antipatie. Apprezziamo molto
l’iniziativa presa dal Ministro Tremaglia in vista della stesura del
Documento dì Programmazione Economica e Finanziaria di quest’anno sulla
situazione della rete consolare nel mondo e siamo pronti a sostenerne
l’azione per ottenere gli stanziamenti occorrenti e vorrei richiamare che
il CGIE ha fornito una prima griglia d’indicazioni riguardanti la
predisposizione della legge finanziaria 2003-2005. lì nostro compilo non è
esaurito e insistiamo, così come abbiamo fatto in passato, per un maggiore
coinvolgimento in fase di definizione della Legge finanziaria anziché un
centro di formale espressione di parere a cose fatte. Abbiamo segnalato la
necessità di prevedere le risorse per indire la Conferenza dei giovani
italiani e di origine italiana nel mondo, che vorremmo organizzare nel mese
di settembre del 2003. Questo progetto, che è stato al centro dei lavori
della recente commissione continentale dell’Europa e Nord Africa, ma anche
frutto di varie riflessioni nell’intero CGIE, merita sicuramente un
approfondimento. lì Documento finale dèlla prima Conferenza degli italiani
nel mondo Indicava che “ per realizzare la promessa di rinnovamento
offerta dalle nuove generazioni è necessario che il mondo italiano, in
Italia e all’estero, riconosca la loro esigenza di fruire di spazi
informativi, di rappresentanza e di iniziative concrete come gli interscambi
finalizzati al perfezionamento degli studi, la corretta valutazione e
riconoscimento dei titoli già conseguiti; gli stage professionali tesi
anche alla creazione di partenariati, il recupero del proprio retaggio in
un’ottica multiculturale, la riapertura dei termini di riacquisto della
cittadinanza unita al superamento delle restrizioni che creano situazioni di
disparità all’interno delle stesse famiglie”. L’iniziatIva per i
giovani italiani all’estero trova dunque origine in un contesto già
delineato che c’impegna a dare seguito a quell’evento. Io credo in ogni
caso che il CGIE sente al pari delle Regioni italiane, dei Comuni e delle
Province la responsabilità di far transitare alle generazioni più giovani
valori, memoria e passione che hanno animato l’impegno e la dedizione dei
tanti che hanno vissuto la vicenda dell’emigrazione. Un transito non privo
di difficoltà, spesso improduttivo, mai scontato, e che secondo buone
intenzioni dovrebbe ampliare il circuito di contatto e di conoscenza
reciproca con i giovani italiani, mettendo meglio a fuoco, verso le nostre
realtà all’estero, quello che padre Tassello ha definito il “nomadismo
culturale” di questi ultimi, che trova radice soprattutto in ambiente
universitario. Guardando avanti, su questo terreno, non si può ignorare la
legge che consentirà ai giovani italiani di svolgere il servizio civile
all’estero. Le giovani generazioni italiane sono al centro di processi
politici, sociali ed economici, che già ora li toccano con forza: in
Argentina e nei Paesi dell’America Latina per le vicende che conosciamo,
negli altri Paesi, in particolare nell’America del Nord, per il ruolo che
svolgono nel mondo del lavoro, della cultura e dell’economia. In Europa, a
cinquant’anni dalla nascita, l’Unione si trova ad affrontare un momento
cruciale della sua storia, Se l’apertura a più di dieci nuovi Stati
appartenenti soprattutto all’Europa centrale ed orientale chiuderà
definitivamente il fosco capitolo della seconda guerra mondiale, restano
soprattutto da affrontare e avviare a soluzione altri fondamentali aspetti
come: - la
semplificazione e maggiore democrazia nel rapporto con i cittadini; - il
lavoro e la disoccupazione; -
l’immigrazione, i rifugiati politici e i clandestini. I
nostri giovani sono dentro tali processi e se è vero che la globalizzazione
rappresenta anche la morte delle distanze è anche vero che la
mondializzazione ha fatto crescere la domanda di ricerca delle proprie
radici. Rispetto alle vecchie generazioni che con le loro rimesse hanno
mantenuto in piedi intere economie territoriali, le nuove generazioni hanno
il potenziale di poter offrire a questo Paese importanti contributi di
sapere, di professionalità, di knowhow elevato, Non possiamo ignorai-e
tutto ciò e rischiare di disperdere questo capitale. La Conferenza dei
giovani è un passo in questa direzione, una risposta ai processi di
cambiamento. La riforma dei COMITES e del CGIE Nei
lavori delle Commissioni continentali e tematiche che hanno preceduto
l’apertura dell’Assemblea si è discusso a fondo della Legge di riforma
dei COMITES del ritardo che abbiamo già accumulato, acuito inoltre dalle
lentezze del sistema, Al riguardo il CGIE ribadisce l’urgenza di approvare
questo provvedimento di modifica, ma anche la propria posizione politica:
vogliamo che si metta fine alle inadempienze, all’impossibilità di azione
e agli ostacoli grandi e pIccoli che hanno svuotato la grande carica
iniziale che animava questi organismi basati essenzialmente sul
volontariato. Vogliamo che i COMITES possano “cooperare” nella gestione
e soluzione e non “segnalare” alle autorità consolari le problematiche
riguardanti le nostre comunità e possano realmente contribuire alla loro
valorizzazione. In quest’ottica non vogliamo creare conflitti con le
autorità consolari che devono rappresentare e difendere gli interessi
dell’Italia, ma contribuire alla migliore valorizzazione delle nostre
rappresentanze. Sottolineo questa ulteriore e ripetuta precisazione, resasi
necessaria dopo la polemica sorta rispetto al lavoro svolto dall’ Ufficio
legislativo che in ogni caso merita un ulteriore approfondimento anche da
parte nostra. Più complessa si presenta invece la riforma della legge del
CGIE, sia rispetto alla impostazione generale sia rispetto ai tempi di
attuazione. Necessità ed urgenza ci avevano spinto a chiedere l’audizione
accordataci dal Comitato parlamentare sugli italiani nel mondo presieduto
dall’Onorevole Giovanni Bianchi. Abbiamo voluto porre sul tappeto la
questione globale della rappresentanza degli italiani all’estero, forti in
ogni caso della convinzione che occorre invece una strategia più vasta per
ripensare e rafforzare le forme di rappresentanza formale, affiancando alla
delegazione parlamentare eletta all’estero un Consiglio Generale degli
Italiani all’Estero rinnovato nel ruolo e nei compiti, nonché una
versione riveduta e potenziata dei COMITES per raggiungere gli obiettivi di
qualità che costituiranno Il banco dl prova in termini di valorizzazione
della nostra rete di presenze all’estero. Sulla riforma del CGIE il
Comitato di Presidenza ha prodotto un documento d’indirizzo distribuito in
ogni cartella, che riflette la discussione andata in scena in questi ultimi
mesi, Nel corso di questi lavori plenari ritengo che troveremo il filo
conduttore, così come abbiamo fatto per la modifica della Legge sui COMITES,
per sostanziare una nostra proposta. Mi avvio a concludere richiamando la
vostra attenzione sulle politiche culturali del nostro Paese. Sappiamo che
è in fase di studio e approvazione la legge di riforma degli Istituti di
cultura, un provvedimento atteso e invocato da tempo dal Consiglio Generale
degli Italiani all’Estero. Tanto più dunque ribadiamo il nostro interesse
per un coinvolgimento più sostanziale e intenso del CGIE e della sua IV
Commissione Tematica. Colgo l’opportunità che mi si offre per ringraziare
i colleghi Elisabetta de Costanzo e Giorgio Mauro per i contributi puntuali
e competenti che offrono per conto del GGIE nella Commissione Nazionale per
la promozione della cultura italiana all’estero. L’esigenza di una legge
quadro che definisca complessivamente le coordinate della politica culturale
del nostro Paese è forte e incontestabile. Innegabilmente il nostro Paese
è continuamente confrontato con l’esigenza di valorizzare il patrimonio
culturale che possiede, fonte economica importantissima per l’Italia, ma
che nondimeno la vede al 3 posto nella speciale classifica del volume
turistico dietro la Francia e la Spagna. Sull’altro versante vi è
l’esigenza di garantire la politica scolastica per i figli degli Italiani
all’estero e dei loro discendenti. La riforma della legge 153, in ogni
caso non può rispondere unicamente al bisogno di disciplinare i deficit
normativi creatisi sul secondo versante. Noi riteniamo che debba allargare i
confini delle possibilità e fissare lo scenario dei prossimi anni. In
questa intricata vicenda occorre rimettere a posto i tasselli del quadro
normativo e delle risorse occorrenti. Un motivo in più per discuterne unire
le forze. |