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Articolo di Franco Santellocco Presidente V Commissione CGIE, Presidente AIE, Presidente Comites di Algeri e Presidente CONFAAM

L’Africa patrimonio dell’umanità? E perché no?

Non può essere sottovalutato il ruolo dell’Africa nella storia dell’umanità

(AIE) Patrimonio, nel senso generale del termine, è l’eredità del passato, che godiamo oggi e che trasmetteremo alle generazioni future. I nostri patrimoni di natura culturale sono sorgenti insostituibili di vita e di ispirazione. Sono le nostre pietre di paragone, i nostri punti di riferimento, gli elementi della nostra identità.

Ciò che rende eccezionale il concetto di “patrimonio mondiale” è la sua applicazione universale. I monumenti, i luoghi storici, le meraviglie naturali del patrimonio mondiale appartengono a tutti i popoli del mondo, senza tener conto del territorio in cui sono situati.

Qual è la differenza fra un sito del patrimonio mondiale e un sito del patrimonio nazionale ? La risposta è nell’espressione: “valore universale eccezionale”.

Per la Commissione Mondiale dell’UNESCO, è dunque patrimonio dell’umanità la Grande Muraglia cinese e il centro storico di Verona, le piramidi d’Egitto e la costiera amalfitana, e anche la “Città dei sassi” di Matera. Ai sensi della Convenzione riguardante la protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale, i siti iscritti nella Lista del Patrimonio mondiale costituiscono, senza pregiudizio per la sovranità nazionale e i diritti di proprietà, un patrimonio la cui protezione “compete alla comunità internazionale tutta intera”. In questo senso, i 159 Stati firmatari si impegnano a contribuire finanziariamente e intellettualmente alla protezione di tale patrimonio.

Perché, dunque, non dichiarare l’Africa patrimonio dell’umanità?

Finora tale riconoscimento non è mai stato concesso ad un intero continente, ma certo non può essere sottovalutato il valore e il ruolo dell’Africa nella storia dell’umanità, a partire dalle probabili, remotissime origini della razza umana proprio lì.

La proposta può apparire insolita e anche provocatoria, ma potrebbe configurarsi non come una sorta di “riconoscimento di debito” del mondo verso il continente meno favorito e più sfruttato della storia, quanto piuttosto come un segno costruttivo di grande valenza per l’avvenire.

Se nascessero delle iniziative, e dei fondi a livello mondiale potessero essere impegnati a seguito di questo riconoscimento, al di là dei possibili rimedi ai noti mali endemici verrebbe salvato quello che forse è il patrimonio più significativo dell’Africa: la sua originalità.

La nostra, non è che una proposta…

 

Franco Santellocco

Presidente V Commissione CGIE, Presidente Comites di Algeri, Presidente AIE, Presidente CONFAAM