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A Manoppello (Abruzzo) una cerimonia per ricordare le vittime della miniera di Marcinelle

L’intervento di Luigi Sandirocco, Vice segretario generale del CGIE

Tra i presenti, il Prof. Franco Santellocco, membro del CREI e Presidente della V Commissione del CGIE

(AIE) L’Abruzzo è stata una delle regioni italiane colpite dalla immane tragedia avvenuta a Marcinelle, in Belgio, l’8 agosto 1956. Nei giorni scorsi si è svolta a Manoppello una cerimonia commemorativa in ricordo delle 262 vittime del rogo della miniera, fra cui ben 136 italiani, alla quale ha partecipato il Ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia. Alla cerimonia è intervenuto anche il Vice Segretario Generale CGIE Luigi Sandirocco.

Di seguito pubblichiamo il suo intervento.

 

“Desidero innanzitutto rivolgere un saluto cordiale e un benvenuto in Abruzzo a Mirko Tremaglia cui, al di là della irriducibile diversità delle posizioni politiche, mi lega un sentimento di stima e di antica amicizia. Lo saluto anche a nome del CGIE che ne segue e ne apprezza l’impegno assiduo e permanente. Un saluto cordiale anche al prof. Franco Santellocco, Presidente di una importante commissione del CGIE e membro abruzzese del CREI.

Voglio qui ricordare che 6 anni or sono, nel 1996, in occasione del 50° anniversario del trattato italo-belga che segnava l’avvio della cosiddetta “battaglia del carbone” in Belgio e, allo stesso tempo, in occasione del 40° anniversario della catastrofe del “Bois du Cazier” a Marcinelle, una grande manifestazione ebbe luogo a Charleroi (che è stata definita la più grande città italiana del Belgio!) e a Marcinelle, con la partecipazione della Regina Fabiola e del Vice Primo Ministro Belga Elio Di Rupo, di origine italiana ed abruzzese. In quella circostanza un treno che recava i ricordi angosciosi della catastrofe fu allestito per congiungere Charleroi con l’Abruzzo. Fu un avvenimento di grande spessore emotivo, un atto dovuto alla memoria dei caduti. Ripeto, sono passati 6 anni da quell’ormai lontano 1996 e la memoria si è un po’ appannata. Ebbene noi non dobbiamo, non possiamo permettere che questa memoria svanisca. Dobbiamo mantenerla viva e renderla operante attraverso il nostro comune impegno costante. Per questo consideriamo molto importante che la giornata dell’8 agosto, come è stato ricordato, sia stata indicata, con Decreto del Governo, come giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. E’ importante ricordare che la tragedia del Bois du Cazier costò la vita a 262 lavoratori, operai e tecnici, di cui 136 minatori italiani. Di questi, 22 erano del nostro Comune di Manoppello. E’ importante ricordare che i 136 minatori italiani venivano da 13 delle 20 regioni d’Italia : Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Veneto.

Nel sacrificio, un simbolo dell’unità di questa nostra Italia. E’ importante ricordare che il più giovane dei caduti si chiamava Angelo Damiani, di Farindola, e aveva 19 anni, e che Rocco Rulli, di Manoppello, aveva appena compiuto i 20 anni.

E’ importante ricordare che la stragrande maggioranza di queste vittime innocenti aveva un’età fra i 20 e i 35 anni.

Non si deve dimenticare !

La mostra itinerante del 1996 che ho ricordato era intitolata : “Dall’immigrante al cittadino europeo”. E in effetti gli sforzi sovrumani compiuti dai nostri lavoratori emigranti, non solo in Belgio, hanno segnato questo passaggio, hanno avviato processi di integrazione, hanno conquistato faticosamente riconoscimenti e diritti, hanno costruito le tappe dell’integrazione. Se guardiamo al panorama che ci offre questo quasi mezzo secolo dal 1956 ad oggi, possiamo verificare il cammino percorso: finalmente, soprattutto attraverso l’impegno e la mobilitazione costante dell’associazionismo locale e nazionale e la successiva conquista di traguardi importanti e significativi come : la istituzione dei Comites; l’insediamento del CGIE, Organo di massima rappresentanza istituzionale delle nostre Comunità; la convocazione delle varie Conferenze nazionali dell’emigrazione o degli italiani nel mondo; la istituzione della Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE si è addivenuti, da parte delle Istituzioni della Repubblica e delle forze politiche, a considerare e guardare al multiforme mondo degli italiani all’estero come ad una grande ed originale risorsa della democrazia, dello sviluppo, della civiltà del nostro Paese. Giustamente è stato affermato che, con la sua massiccia presenza in tante regioni del pianeta, il popolo italiano è forse l’unico popolo globalizzato del mondo : un fattore che, in un’epoca di globalizzazione economica, può costituire - e io dico già costituisce - una rete importante di accesso privilegiato alle opportunità economiche dei vari paesi. A seguito delle varie iniziative promosse dal CGIE, soprattutto dopo l’ultima recente Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, che ha avviato in qualche modo un nuovo capitolo del rapporto e della collaborazione fra le nostre Istituzioni nazionali, regionali e locali, è stato prodotto un lavoro enorme di analisi articolata e differenziata, di individuazione di proposte. Disponiamo di una elaborazione compiuta e convincente che definisce le linee di una politica organica e complessiva verso le nostre Comunità all’estero. Sappiamo ormai tutto sulle misure necessarie per affrontare i temi della scuola, della lingua, della cultura e della formazione; i temi dell’informazione verso e dalle Comunità italiane all’estero; delle misure necessarie per un’integrazione nei vari paesi di accoglienza che si attui nella salvaguardia delle radici ideali, culturali e storiche delle nostre Comunità; i temi della presidenza che interessano una componente non marginale della vecchia emigrazione; i temi anche dell’assistenza per le aree meno fortunate delle nostre Comunità (si pensi all’Argentina). Ebbene si tratta ora di passare dalle enunciazioni ai fatti concreti. Se la presenza delle nostre Comunità rappresenta, come ritualmente ormai si ripete, una grande risorsa, una eccezionale opportunità, ebbene, affinché questa risorsa dia i suoi frutti occorrono investimenti a sostegno di una politica che coordini e unifichi gli sforzi delle varie componenti istituzionali.

Hic Rhodus, hic salta !

Questo è il modo per dimostrare nei fatti che il sacrificio dei nostri corregionali e di tutte le vittime del Bois du Cazier, come di tutti i caduti o invalidi del lavoro italiani sparsi nel mondo, non è stato vano e cha la memoria di Manoppello, dell’Abruzzo e dell’Italia non è spenta ma è viva e rimarrà viva”.

 

AIE