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Minimi pensionistici per gli italiani all’estero: l’intervento al Senato del Ministro per gli Italiani nel Mondo 

Tremaglia: “Non si rispettano i diritti degli italiani all’estero”

 

(AIE) Pubblichiamo di seguito l’intervento in Senato del Ministro per gli Italiani nel Mondo, On. Mirko Tremaglia.

Signor Presidente, cari colleghi, dopo tre giorni vissuti in mezzo a voi certamente ho imparato cose diverse e molto significative.

Per quanto riguarda l’articolo che abbiamo in esame, dico subito che alla Camera era stato approvato un ordine del giorno: lo avevo già detto, ma lo ripeto.

Era un ordine del giorno molto significativo che impegnava il Governo a rispettare il dettato costituzionale dell’eguaglianza dei cittadini italiani; ad assumere le misure necessarie per riconoscere la parità dei diritti ai nostri connazionali residenti all’estero, con la corresponsione loro della differenza fra 123,77 e 516,46 euro mensili per l’innalzamento del minimo pensionistico; ad adottare le iniziative concrete relative, secondo giustizia ed equità.

Vi parlo come Ministro del Governo, impegnato su questi temi. Se altri non si sono sentiti impegnati, il discorso non mi riguarda o, meglio, riguarda quelle che sono le mie responsabilità di Governo ed il mio impegno. Tuttavia, devo dirvi che sono assai dispiaciuto di quanto sta accadendo, perché non mi pare che vi sia questo rispetto nei confronti dei diritti degli italiani all’estero o comunque che gli italiani all’estero siano messi sullo stesso livello degli italiani in Patria.

C’è un impegno preso dalla Camera, ma non solo. C’è un impegno di carattere costituzionale - sottolineo - da quando, avendo ricevuto il diritto di voto, sono entrati con i loro diritti nella Costituzione della Repubblica. Non facciamo finta che non sia così oppure vuol dire che la classe politica, ancora una volta, ignora, disconosce o vuole discriminare gli italiani residenti all’estero, che hanno gli stessi diritti degli italiani in Italia.

Noi non stiamo parlando di attuare un allargamento, ma un adeguamento della legge 28 dicembre 2001, n. 448, articolo 38, richiamata nell’emendamento del relatore. Se è così, vuol dire che dobbiamo applicare quella legge, così come la si applica nei confronti di tutti gli altri. Gli italiani all’estero ricevono dall’INPS 123,77 euro; questo è già di per sé un diritto molto preciso, molto chiaro, dettato dalla legge. Chi non arriva al milione di reddito ha il diritto all’adeguamento non esistono altre condizioni; se si pongono altre condizioni solo per gli italiani all’estero, allora la discriminazione c’è.

Io non voglio fare polemica, anche se poi è nella sostanza delle cose. Sarò un Ministro certamente anomalo, ma non si capisce perché questo accanimento. Non è che non ci siano le risorse, perché anche il punto della quantificazione delle risorse è stato affrontato; non da me, ma dai tecnici di tutti i Ministeri, che per due mesi hanno lavorato attorno a questo problema. Ho dato a tutti quella documentazione e abbiamo compreso la difficile situazione nella quale ci troviamo.

Allora, caro Sottosegretario (all’Economia, Vegas, ndr) anche se la legge del 2001 parla di decorrenza dall’anno 2002, è stata prevista la decorrenza dal 2003 per facilitare la disposizione; non si può negare la verità di questa affermazione, abbiamo forzato questo discorso. Altresì, quando, proprio da parte dei tecnici riuniti di tutti i Ministeri, ci è stato chiesto di tenere conto del costo della vita per diminuire lo sforzo economico, abbiamo acconsentito anche a questo, anche se questa differenziazione non si fa tra Milano e Caltanissetta, ma tra il Canada e l’Argentina. Abbiamo detto che la misura era comprensibile su un piano di equità, proprio per diminuire lo sforzo finanziario.

Abbiamo poi cominciato a ragionare in termini non più di risorse, bensì di soggetti. Abbiamo svolto diverse considerazioni insieme per concludere che i soggetti interessati non erano più 200.000, ma diminuivano se guardavamo alla situazione dell’Unione europea e del Canada, dove sono già retribuiti con questa maggiorazione sociale. Di questo si tratta. Abbiamo deciso una diminuzione e stabilito che dovevano essere cittadini italiani.

Non si può negare che queste indicazioni venissero da tutti i Ministeri, salvo magari quello di Tremonti. Non lo so, ma fino a prova contraria, credo che anche il ministro Tremonti faccia parte del Governo.

Siamo arrivati alla constatazione che il numero dei soggetti interessati scende a 80.700 e il relativo importo aggiuntivo scende a 74 milioni di euro.

È stato, infine, determinato l’indice del costo della vita nei vari Paesi, ove disponibile; abbiamo anche suggerito di determinare ciò tramite un decreto, previsto nell’emendamento del senatore Nania e nell’emendamento del relatore, prendendo a base le stime del Fondo monetario internazionale. È stato quindi equiparato il potere d’acquisto di 1 milione di lire italiane all’equivalente dei vari Paesi; abbiamo applicato il coefficiente e trovato l’importo dell’integrazione. A seguito delle operazioni sopra descritte, il valore dell’integrazione è stato stimato in 60 milioni di euro. Ecco il punto.

Voi che mi avete seguito così attentamente - e vi ringrazio di questo rispetto nei confronti non miei, ma degli italiani nel mondo - dovete spiegarmi com’è possibile che improvvisamente la situazione è mutata, senza che nessuno lo dicesse a me, pur essendo io il Ministro degli italiani nel mondo, con le mie responsabilità e il mio impegno, e nemmeno al Governo. Questo maxiemendamento è stato predisposto una sera, non dal Consiglio di Gabinetto né dal Consiglio dei ministri, senza che - lo ripeto - lo si rendesse noto nemmeno al sottoscritto. Queste sono cose che si dicono tra gente normale, tra galantuomini.

Perché l’ultimo periodo dell’emendamento 26.2000 del relatore recita: “Il predetto incremento può essere superiore a 123,77 euro mensili per tredici mensilità a condizione che il titolare di pensione sia in possesso del requisito di cui all’articolo 8, comma secondo, della legge 30 aprile 1969, n. 53, e successive modificazioni”?

Questo “successive modificazioni” nessuno sa cosa significhi. Io sì, lo so, purtroppo; so che vuol dire tutta un’altra cosa: non si tratta più della norma citata nell’emendamento, e cioè l’articolo 38 della legge n. 448 del 2001, che conteneva il riferimento ai requisiti. Qui si inventa un altro requisito, quello di possedere dieci anni di pagamento dei contributi. E’ una vergogna discriminatoria: prevedetelo anche per gli italiani in Italia.

Allora abbiamo chiesto - adesso basta con la voce alta, perché mi dispiace molto - che venisse eliminato questo assurdo, che presenta perfino, se permettete, un profilo anticostituzionale, perché colpisce i cittadini, che devono essere uguali, uno con l’altro. Ma questo, nonostante le tante ore passate - inutilmente - in grande attesa, è rimasto.

Allora, vi invito tutti quanti a votare - visto che non sono senatore, non posso fare dichiarazioni di voto, come faccio sempre per quanto riguarda gli italiani all’estero - e ringrazio gli uni e gli altri, quelli che si chiamano maggioranza e quelli che si chiamano opposizione, perché in questi giorni, singolarmente o meno, mi sono stati vicino. Io avrei fatto addirittura, perché la credo possibile, una votazione per parti separate, cioè arrivando fino all’ultimo capoverso, in modo che siano distinte anche le responsabilità.

Vi ho detto quel che dovevo dirvi. Faccio appello a voi perché le cose si possano aggiustare, perché si elimini soprattutto la discriminazione. Certo altri parlano, in alcuni emendamenti, di parità assoluta di diritti. Io sono d’accordo, l’abbiamo detto alla Camera, l’abbiamo sostenuto, lo sosteniamo sempre. Ci sono altre posizioni? Può darsi.

Io ritengo che questa sia una grande possibilità di dialogo (così come è impostato il Ministero degli italiani nel mondo, che ha una grande forza, forse non ancora sufficientemente conosciuta, perché gli italiani nel mondo sono una grande ricchezza ed una grande risorsa), occorre lavorare tutti quanti insieme al di sopra delle parti e dei partiti. Questo attendono gli italiani nel mondo. Faremo presto vedere chi sono gli italiani nel mondo: gli scienziati, i ricercatori, gli imprenditori, i missionari, gli artisti, i giornalisti, le donne, i giovani, tutti, perché sono una grande, vera realtà, che gli italiani devono conoscere in Italia. Non facciamo queste basse discriminazioni. Questo è un appello, un invito.

Credo di poter dire, con sufficiente amarezza, che dopo questo evento, credo doverosamente, informerò il Presidente del Consiglio e il Capo dello Stato, anche per valutare le mie responsabilità personali e le compatibilità con questa situazione ed anche per riguardarla, se questa sera dovesse accadere qualcosa di negativo - spero di no - sotto l’aspetto di eccezioni di carattere costituzionale.

Questa è un po’ la mia vita, al di sopra di tante cose che forse non capisco o forse non capisco più; ritengo sia necessario imprimere un nuovo corso, perché gli italiani ci capiscano e perché ciascuno di noi, io per primo, faccia il suo dovere, come fate voi.

 

AIE