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Maggioranza 'blindata' per la Casa della Libertà

I dati definitivi confermano il successo del centrodestra alla Camera e al Senato. Forza Italia è primo partito e 'doppia' An, perdono colpi i Ds, ora insidiati nel centrosinistra dalla Margherita. Rifondazione contiene i danni, un fallimento per Bossi, D'Antoni, Di Pietro e Bonino

 

La Casa delle Libertà si assicura una maggioranza a prova di bomba, anche se rischia di essere condizionata dalla pattuglia della Lega. Con 177 seggi al Senato (dove l'assegnazione è stata completata) Berlusconi può governare Palazzo Madama senza patemi d'animo: l'incubo del pareggio è scongiurato, l'Ulivo è lontano, a quota 134 senatori (considerando anche i cinque sudtirolesi e i quattro senatori a vita vicini al centrosinistra), e il centrodestra riesce a far meglio delle elezioni vinte nel '94, quando al Senato conquistò una maggioranza risicatissima.

L'unica preoccupazione, oggi, può venire dal comportamento dei senatori leghisti: secondo i primi dati dovrebbero essere una ventina, e dunque il mantenimento della maggioranza sarà fortemente condizionata dal loro comportamento parlamentare. E alla Camera, dove la presenza leghista dovrebbe arrivare a una quarantina di deputati, potrebbe ripetersi lo stesso scenario.

In termini percentuali la distanza tra Casa delle Libertà e Ulivo è meno marcata rispetto al divario numerico tra i parlamentari: 42,5 a 38,7 al Senato, con uno scarto di 3,8 punti. La differenza in termini di seggi si spiega con il maggior numero di vittorie nei seggi del maggioritario.

Nella quota proporzionale della Camera, vero e proprio sondaggio sulla forza reale dei partiti, le sorprese non sono mancate, in nessuno dei due schieramenti. Il calo dei Ds, che con il 16,6 per cento sfiorano il loro minimo storico, l'affermazione della Margherita, che con il 14,5 per cento diventa il terzo partito italiano, il distacco di Forza Italia rispetto agli altri partiti della casa delle libertà: gli elettori italiani hanno dato uno scossone alle vecchie certezze di molti partiti.

Tra gli esiti più clamorosi del voto, il flop della Lega Nord, che si ferma al 3,9 per cento e per un pugno di voti vede sfumare il superamento della soglia di sbarramento e rischia di veder assottigliare la propria rappresentanza alla Camera.

Stesso risultato per Antonio Di Pietro, che ha visto rovesciare le previsioni delle proiezioni e si è dovuto accontentare dell'elezione di un unico senatore. La tagliola dello sbarramento ha colpito anche la lista Bonino, ferma al 2,3 , il Girasole (2,1 e subito aria di terremoto tra i Verdi al loro risultato peggiore da molti anni a questa parte), il Biancofiore (3,9), i comunisti italiani (1,7), Democrazia Europea (2,4).

L'unico «sopravvissuto» è il partito di Fausto Bertinotti che, nonostante gli appelli a non sprecare il voto, ha convinto il cinque per cento dell'elettorato. Tra i partiti maggiori del centrodestra e dell'Ulivo, cambiano i rapporti di forza. Forza Italia sfiora il 30 per cento (29,4 ) e raggiunge una consistenza più che doppia rispetto ad An, ferma al 12 per cento. Nell'Ulivo, i Ds dimagriscono vistosamente, arrivando al 16,6, e sentono il fiato sul collo della Margherita, spinta da Rutelli al 14,5 per cento.

 

Il Giorno del 14 maggio 2001