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Ebbe inizio in un lontano novembre del 1988 l’avventura solidale dell’Associazione Italiani all’Estero

AIE: una stimolante realtà al servizio dell’Italianità

In un contesto migratorio profondamente mutato l’AIE rappresenta un costante punto di riferimento per i nostri connazionali che vivono e lavorano nel mondo

 

A molti anni di distanza dalle grandi migrazioni di massa del primo Novecento la realtà d’accoglienza dei nostri connazionali all’estero appare profondamente mutata. Grazie al sacrificio e all’abnegazione di intere generazioni le collettività italiane nel mondo hanno infatti conquistato, anche nei più lontani ed ostici Paesi d’accoglienza, delle valenze sociali di tutto rispetto. Una realtà in piena evoluzione, negli ultimi anni i tradizionali flussi migratori non sono scomparsi ma sono stati sostituiti da una nuova e limitata emigrazione professionale, che appare però ancora caratterizzata da numerose problematiche sociali, economiche e politiche. Quesiti importanti, legati ad un’emigrazione di tipo tradizionale ma anche all’insorgere di nuove esigenze lavorative e tecnologiche, che ancora oggi rimangono senza risposta. Per affrontare queste problematiche e per fornire un valido sostegno ai lavoratori italiani che vivono ed operano nel mondo è nata, nel novembre del 1988, l’Associazione Italiani all’Estero (AIE). Un’importante organizzazione di volontariato, sorta a Firenze come naturale evoluzione dell’AILE (l’Associazione Italiana Lavoratori all’Estero fondata nel 1979 dal conte Santellocco), che ha operato, sin dall’inizio, in un delicato contesto di transizione. L’Associazione Italiani all’Estero nasce infatti in un’epoca di profondi cambiamenti sociali e di nuove sfide migratorie in cui lo stesso termine "emigrante", pur essendo rappresentativo di una realtà sociale ancora esistente, non poteva più definire con esattezza lo status e le condizioni di vita dei nostri connazionali nel mondo. Un contesto difficile dunque che l’AIE ha saputo affrontare con versatilità ed inventiva fornendo, ai lavoratori italiani all’estero che desideravano mantenere saldo ed integro il rapporto con il Paese d’origine, un costante e stimolante punto di riferimento. Oggi, a tredici anni dalla fondazione, l’AIE annovera tra le sue fila noti professionisti, titolari di aziende, giornalisti, dirigenti industriali e funzionari dello Stato. Persone di grande rilevanza sociale che hanno conosciuto il contesto migratorio italiano ed hanno abbracciato, senza scopi di lucro o interesse politico, la causa dei nostri connazionali all’estero. Tra questi possiamo ricordare il Presidente Ferruccio Falaschi (alto dirigente ENI), i Vicepresidenti Pietro Bordoni (industriale), Aristide Bosi (dirigente d’impresa), Pierluigi Cangiano (funzionario ministeriale), Aldo Cuni Berzi (imprenditore tedesco), Domenico Fiordelisi (giornalista), Filippo G.A. Santellocco (Consigliere comunale e Cavaliere dell’Ordine di Malta) e il Segretario generale Franco Santellocco (noto esponente del CGIE nonché Presidente del Consiglio direttivo dell’Associazione). Una variegata rappresentanza dunque, i membri dell’Associazione appartengono a diversi strati sociali e provengono dalle più svariate regioni d’Italia, che pone in evidenza il vasto campo d’azione dell’organizzazione. L’AIE, a differenza delle altre associazioni di settore che svolgono la loro azione a livello regionale, provinciale e locale, ha infatti sempre operato, sin dalla sua nascita, su una più ampia scala nazionale. Un’azione diversificata e versatile, finalizzata alla tutela e alla valorizzazione dell’Italianità nel mondo, che ha sicuramente rivitalizzato il contesto migratorio dei nostri connazionali all’estero ed ha fornito un valido contributo al superamento della cosiddetta "mistica dell’emigrazione". Una visione migratoria datata e superata, stancamente riproposta da alcuni settori dell’associazionismo, che appare decisamente lontana dalle esigenze e dalle aspettative delle nuove generazioni.

 

Goffredo Morgia