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Roma, 4/5/6 luglio 2001: Assemblea plenaria del CGIE - Relazione del Comitato di Presidenza

"Il CGIE deve dimostrare di saper assumere capacità d’iniziativa, di saper dettare l’agenda per preservare la propria identità"

 

Ho l’onore di portare il saluto del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero al Ministro degli Affari Esteri Renato Ruggiero, al Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia, e di formulare sinceri e sentiti auguri di successo nel ruolo di Governo che sonno chiamati a svolgere. Ringrazio e saluto i Parlamentari, i rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome presenti ai nostri lavori. Eccoci qui dunque, a qualche settimana dall’insediamento del nuovo Governo, a riprendere il filo conduttore delle riflessioni sui milioni di italiani residenti all’estero, a stendere bilanci e a fare verifiche, a proiettarci in avanti per superare le difficoltà. E ad esercitare la nostra capacità critica e di vigilanza per presentare all’attenzione del Parlamento, del Governo e delle Regioni le questioni riguardanti i nostri connazionali, soprattutto quando esse toccano i diritti di cittadinanza che la nostra Costituzione sancisce e riconosce a tutti i cittadini italiani.

Avendo però una certezza in più che dobbiamo sottolineare sempre, e di cui dobbiamo essere fieri perché il CGIE non ha lesinato energie per contribuire alla loro approvazione con le riforme attuate, gli italiani all’estero sono entrati nella Costituzione della Repubblica, un dato che non può essere ignorato per impostare qualsiasi politica diretta alle comunità emigrate.

Il nuovo Governo ha inteso rilanciare l’esperienza del 1994, ripristinando il Ministero per gli Italiani nel Mondo, affidandone l’incarico all’Onorevole Mirko Tremaglia, la persona più qualificata non solo per le conoscenze specifiche ma anche per l’impegno carico di sentimenti profondi che da decenni ha profuso nelle battaglie per i diritti degli italiani emigrati. Battaglie che ci hanno visto lottare insieme, spesso a partire da queste mura. E memori delle difficoltà che noi stessi vivemmo nel 1994 nell’intreccio di competenze e ruoli, abbiamo chiesto al Ministro Ruggiero che non siano affidate altre deleghe per l’emigrazione ad uno dei Sottosegretari, salvo i campi d’intervento che esulano dal raggio d’azione del Ministero per gli Italiani nel Mondo.

Ringraziamo di cuore il Ministro Tremaglia anche per le dichiarazioni di riconoscimento e per le attestazioni di stima nei confronti del CGIE, con cui intende collaborare alla progettazione e alla realizzazione dei programmi d’intervento in favore delle nostre comunità.

Su questo terreno il Ministro avrà tutto il nostro sostegno. Ma il CGIE deve dimostrare di saper assumere capacità d’iniziativa, di saper dettare l’agenda per preservare la propria identità ed evitare uno svuotamento di energie che si ripercuoterebbe in modo terribilmente negativo sul complesso ed articolato lavoro svolto nelle nostre comunità all’estero, che non è soltanto suonare l’allarme quando le cose non vanno, pur se è vero che nel nostro caso le sirene dovrebbero essere in funzione perenne.

Pochi mesi orsono, convenuti da ogni parte del mondo, abbiamo lavorato un’intera settimana a produrre documenti, approfondire analisi del resto note, a proporre innovazioni e sfide in campo scientifico ed economico, insomma a spiegare quanto grande sia questo patrimonio storico dell’Italia e come lo si potrebbe far diventare ricchezza nazionale.

Celebravamo, cari amici, la Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, finanziata con i soldi dello Stato, quegli stessi soldi che lo stesso Stato per "precisi vincoli di bilancio" non potrà più investire e si vedrà costretto a cancellare ben 82 posti dal contingente del personale della scuola all’estero per l’anno scolastico 2001-02, di cui 32 nelle scuole e 48 nei corsi.

La manovra ha anche un aspetto che si presta all’ilarità. Infatti, l’attivazione di 5 posti di Ispettore scolastico richiederà, tenuto conto delle differenze retributive rispetto alle altre categorie di personale, il taglio di ulteriori 6 posti nei corsi. Con il senno di poi devo dire che forse avremmo dovuto rinunciare alla Conferenza per salvare i posti necessari al funzionamento di scuole e corsi.

Perché sappiamo bene in che situazione caotica inizierà il prossimo anno scolastico nelle sedi colpite dal provvedimento, cioè ovunque. Visto che le ripercussioni saranno estese e le eventuali ore di supplenza ricadranno sugli Enti gestori messi già a dura prova nell’ultimo anno scolastico e ora confrontati di nuovo con la mancanza dei famosi 8 miliardi chiesti in aggiunta in sede di Legge finanziaria. E non ci consola affatto il recupero di 6 miliardi in sede di assestamento del bilancio di previsione, intanto perché sappiamo che saranno attribuiti all’inizio del 2002 e giungeranno a destinazione a metà del prossimo anno. Non resta allora altra prospettiva che ridurre l’attività o ricorrere ad ulteriori anticipazioni bancarie, con lo sperpero in interessi passivi che ben conosciamo. Di fronte a questi fatti non vi nascondiamo che siamo demoralizzati dalla mancanza di una visione programmatica negli interventi per la difesa e la promozione della lingua e della cultura italiana, una necessità che portiamo avanti da anni come una bandiera contro il dilagare di altri modelli culturali, e che ci ha indotto ovunque a lavorare, a riunirci presso le Ambasciate, per elaborare i famosi "Piani Paesi". Poiché sappiamo quale importanza strategica riveste la lingua italiana nella rete sistemica della nostra presenza all’estero e ripetiamo da anni che il Governo italiano deve intensificare gli accordi con i vari Paesi per un maggiore riconoscimento dei corsi di lingua e cultura italiana ai fini di una loro integrazione a titolo pieno nella pianificazione scolastica della nazione ospitante.

Il censimento

L’imbarazzo è poi cresciuto enormemente quando abbiamo visto inascoltati i nostri appelli per evitare lo sperpero dei 25 miliardi occorrenti per estendere agli italiani all’estero il censimento della popolazione italiana. Giudichiamo infatti assolutamente inutile e insensata l’applicazione pedissequa della legge. Sosteniamo pertanto senza riserve l’emendamento presentato dal Ministero degli Affari Esteri, che qualora approvato consentirà di assumere 350 contrattisti da adibire al completamento dell’Anagrafe consolare, un’operazione decisiva per realizzare una vera rilevazione degli italiani all’estero e lo schedario nazionale, risparmiando probabilmente anche qualche miliardo.

Il CGIE chiede dunque al Governo di intervenire per fermare questa operazione senza senso perché non vi sono le condizioni per un esito rispondente agli obiettivi perseguiti. Riforma della legge dei Comites

Sul versante dei provvedimenti legislativi, non nascondiamo che siamo seriamente preoccupati per la legge di riforma dei Comites, questi organismi di rappresentanza di base tanto bistrattati che devono essere recuperati al loro ruolo fondamentale, mediante poteri effettivi che consentano di operare concretamente. E occorre risolvere una volta per tutte i nodi di fondo di natura finanziaria.

E’ pura presunzione, infatti, pensare che i Comites possano continuare nell’impegno prefigurato dalla legge con le scarne risorse finanziarie di cui dispongono e con i tempi di accredito praticati attualmente. Prima dello scioglimento del Parlamento la legge modificata è stata approvata in sede di commissione alla Camera e al Senato, mentre in aula ha avuto il benestare soltanto di un ramo del Parlamento. Il testo di legge nella sua versione ultima non soddisfa le grandi attese che le comunità italiane avevano riposto nella riforma. Il CGIE, pur nella consapevolezza che alcuni suoi emendamenti non sono stati accolti, s’impegna ad assumere l’iniziativa e a formulare nuove proposte.

La riforma della legge dei Comites non può essere disgiunta da quella del CGIE, assumendo a riferimento primario i problemi che sono stati rilevati nell’applicazione della legge in questi tre anni e salvaguardandone in ogni caso le potenzialità che indubbiamente vi sono contenute. Al riguardo vi sono questioni fondamentali su cui riflettere, in particolare:

- sul ruolo e la configurazione del CGIE nel momento in cui sarà data la possibilità di votare all’estero e di avere una rappresentanza istituzionale nel Parlamento nazionale.

- Sull’esigenza di una concreta autonomia finanziaria.

- Sulla necessità assoluta di avere un CGIE con un Segretario generale a tempo pieno ed una Segreteria che possa offrire un supporto tecnico e organizzativo tale da soddisfare le prerogative offerte già oggi dalla legge. Oltre a queste modifiche portanti, si deve riflettere compiutamente sull’eventuale trasformazione del CGIE in organismo ausiliario dello Stato, cioè sulla sua costituzionalizzazione, alla stregua del CNEL. Giova ricordare al riguardo che il quesito è stato posto anche in sede di Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo.

Stato-Regioni-Province autonome-CGIE

Dal nostro punto di osservazione pare addirittura scontato che tutte le questioni che finiscono nel contenitore "Politiche per gli italiani all’estero" debbano confluire nella Conferenza Stato-Regioni-Province autonome-CGIE, se non altro per la chiarezza degli obiettivi e del metodo contemplati nella legge modificata del CGIE. La nostra ragionevole fiducia si scontra però con la tiepidezza se non con il disimpegno dello Stato rispetto a questo obbligo di legge, compensata, è vero, dall’alto gradimento manifestato dalle rappresentanze delle Regioni e delle Province autonome. Ci siamo rivolti all’ex Presidente del Consiglio prima e al Presidente Silvio Berlusconi ora chiedendo la convocazione della Conferenza, che a nostro avviso doveva essere formalizzata entro il 18 giugno scorso.

Non intendo entrare nel merito della Conferenza che nel corso del pomeriggio vivrà un momento alto e significativo, ma voglio lanciare un invito a tutte le istituzioni cointeressate: l’importanza della Conferenza è a voi tutti nota e sapete che ad essa è affidato il compito di indicare le linee programmatiche per le politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni verso le comunità italiane all’estero. Aggiungo soltanto che chi vive all’estero è cosciente di quanto sia importante il passaggio ad una politica di programma verso le nostre comunità, abbandonando la pratica delle decisioni tampone, adottate quasi sempre all’ultimo momento. Siamo convinti che per la nostra nazione ne valga la pena, soprattutto sapendo come ama ripetere il Ministro Tremaglia che l’indotto prodotto dai nostri concittadini all’estero vale per l’Italia 114mila miliardi l’anno.

Ed è importante, perché la rapidità del cambiamento, delle trasformazioni è tale che si fatica a starvi dietro con gli strumenti tradizionali. C’è un mondo giovanile italiano all’estero che ha bisogno di attenzione e talvolta di sostegno, c’è uno stato di povertà che colpisce in alcune parti del mondo pesantemente i nostri connazionali e che richiama alla mente la carenza della nostra rete consolare passata da una fase di espansione ad una destrutturazione senza arresto. Ma richiama alla mente anche il dramma dello sviluppo sostenibile e del debito dei Paesi più poveri. Il tempo della mondializzazione, questa parola magica e complessa che evoca una miriade di processi e fenomeni non facile da perimetrare, è sulla bocca di tutti ed è diffusa la tendenza ad attribuirgli le colpe o le lodi di tutto ciò che accade. Tanto più è forte quindi il bisogno di una visione più umana dell’economia, di democratizzare la globalizzazione, costruire reti di cittadinanza attiva, riformare la politica, creare nuovo lavoro e sperare in uno sviluppo sostenibile facendo leva su prospettive di economia civile e di democrazia associativa.

 

Signor Ministro Ruggiero, Signor Ministro Tremaglia

Ai miei colleghi responsabili delle aree geografiche continentali spetta il compito di rappresentare in breve le situazioni delle nostre comunità. Sappiamo bene che il nodo di tante questioni passa attraverso le risorse finanziarie e sappiamo che la percentuale del PIL attribuita al Ministero degli Affari Esteri è nettamente inferiore a quella che destinano Germania e Francia al loro Ministero per gli Affari Esteri. Su questo versante il CGIE protesterà con ogni mezzo in sede di Legge finanziaria 2002.

Vi è però la percezione che di fronte alla grande complessità delle questioni che solleviamo da anni e che gravano su milioni di cittadini italiani che vivono fuori dai confini nazionali, vi sia una carenza d’attenzione da parte del nostro Paese che spiega in parte le sconfitte di tante giuste rivendicazioni. E’ un problema culturale che deve essere affrontato. Lo dobbiamo fare con urgenza, lo dobbiamo fare insieme, a partire dall’approvazione della legge ordinaria per il voto all’estero.

Buon lavoro a tutti.

 

Franco Narducci

Segretario generale del CGIE