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L’Altra Italia che non c’è più

E il Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia sarà l’8 agosto in Belgio per commemorare le vittime della tragedia di Marcinelle

 

In questi ultimi giorni, i principali obiettivi del nuovo Ministero per gli Italiani nel Mondo sono stati esaurientemente delineati dal suo titolare Mirko Tremaglia: approvazione della legge ordinaria sul voto italiano all’estero entro la fine dell’anno, sviluppo di un’informazione televisiva "di ritorno", interventi nei settori dell’assistenza sociale e della promozione culturale.

Fra questa importante serie di iniziative, è sperabile che sia stata adeguatamente recepita a livello di mass media e di opinione pubblica la decisione annunciata dal Ministro Tremaglia di compiere per il momento un solo viaggio all’estero: quello che lo condurrà il prossimo 8 agosto in Belgio per commemorare le oltre 140 vittime italiane della tragedia nella miniera di Marcinelle, di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario.

Questo viaggio può sembrare, rispetto ai programmi del nuovo Ministero creato per l’"Altra Italia", un fatto di circostanza, ma in realtà è molto di più: è una significativa testimonianza della sensibile attenzione del Ministro Tremaglia, il cui padre riposa nel cimitero di Asmara, per l’Altra Italia che non c’è più. Per tutti quegli italiani che, vittime del lavoro o della guerra, o semplicemente giunti alla conclusione della loro esistenza terrena, non hanno trovato sepoltura nella loro terra.

E quest’Altra Italia (che, ovviamente, non è certo un serbatoio elettorale!) rimane per noi preziosa testimonianza e simbolo delle nostre tradizioni che troppo spesso, purtroppo, si tende a tralasciare e a dimenticare. E, fatte salve le lodevoli eccezioni costituite dal volontariato singolo o "associativo", rimane affidata ai vari Paesi stranieri la custodia delle tombe dei nostri connazionali, che conosce livelli di attenzione estremamente diversi a seconda della sensibilità e del senso di rispetto di ciascun Paese. Vi è chi ha accomunato i suoi morti ai nostri, in file ordinate di croci bianche tutte uguali, e chi ha eretto piccoli monumenti come in Svizzera a Kandersteg, presso Berna, anche lì a ricordo delle vittime italiane di una sciagura in galleria. Vi è anche chi ha spianato sepolcreti italiani e vi ha costruito sopra, lasciando nell’incuria gli altri cimiteri superstiti come quello di Tripoli, la cui condizione di abbandono è stata solo mitigata dall’intervento personale di alcuni connazionali; peraltro, in quel cimitero si assiste tuttora al tragico spettacolo di lapidi frantumate ed ossa umane esposte nei viottoli.

Si è affermato in più occasioni che il grado di civiltà di un popolo si misura anche dal rispetto per i suoi defunti. Per questo, è più che mai necessario il nostro impegno per non far cadere nell’oblio l’Altra Italia che non c’è più, ma senza la quale, non dimentichiamolo, noi non ci saremmo.

 

Ferruccio Falaschi

Presidente AIE