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Algeri, 31 maggio/1° giugno
2001: Commissione continentale Europa-Nord Africa del CGIE - Relazione del Ministro
plenipotenziario Claudio Marsili
Cari amici e caro Presidente, i ringraziamenti li abbiamo sentiti e fatti stamattina, ma almeno uno mi sento obbligato a farlo in questa sessione pomeridiana; agli organizzatori dei nostri lavori ad Algeri, prof. Santellocco ed al suo Comites e naturalmente allAmbasciatore Bettini ed alla sua Ambasciata. Il che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che quando i rappresentanti dello Stato italiano e quelli della collettività collaborano seriamente ed in armonia, i risultati sono eccellenti. Nel portare il saluto caloroso dellOnorevole Ministro, che conclude il suo mandato, e del Segretario generale, vorrei aggiungere quelli della DGIT e dei Consiglieri sociali delle nostre Ambasciate in Francia, Germania, Belgio, presenti per significare come sempre la nostra solidarietà e la nostra intesa con il CGIE. Laltro ieri pomeriggio ho avuto il privilegio di incontrare qui la collettività italiana ad Algeri; una comunità non particolarmente numerosa ma di grandissimo rilievo come peraltro gli stessi esponenti del Governo algerino qui intervenuti hanno avuto modo di sottolineare. Abbiamo parlato dei loro problemi: il sostegno italiano alle PMI e la questione delle linee di credito; la Rai e linformazione; il voto allestero; lassistenza medica, i visti, gli investimenti italiani in Algeria, la scuola, lassociazionismo, la rete consolare. Sul Vice Consolato di Tangeri mi sono impegnato a proporre al nuovo Ministro di soprassedere alla sua chiusura, tuttavia esso non rientra nella moratoria sulla ristrutturazione della rete consolare decisa qualche settimana fa. Il CGIE ha fatto la scelta giusta decidendo di riunire qui la Commissione continentale. E stata una decisione saggia e coraggiosa, ma è stato soprattutto un atto dovuto al Comites di Algeri, che come Amministrazione abbiamo condiviso e caldeggiato. Ma lasciatemi anche dire che è stato un atto dovuto alle donne italiane in Algeria, che con la loro presenza testimoniano il coraggio della loro scelta e il sostegno alla lotta di civiltà che si combatte in questo Paese. Anche in Algeria sono in gioco i destini democratici e di libertà di un Paese che è un nostro grande partner mediterraneo; sono in gioco anche i destini della pari dignità delle donne algerine, alle quali va la nostra solidarietà per la loro straordinaria determinazione a fermare ed isolare il fanatismo integralista. Stamani lamico Farina ci ha illustrato la Carta dei Diritti fondamentali dellUnione. Lo ha fatto con la competenza e lo stile che gli sono propri. Ha messo giustamente in luce il suo elevatissimo valore politico e storico, ha sottolineato come, per la prima volta, compaiono in un documento internazionale, insieme ai diritti civili e politici tradizionali, anche i diritti sociali ed economici ed i cosiddetti "non diritti". Cè naturalmente come spesso avviene anche un rovescio della medaglia. La carta non fa parte del contenuto del trattato di Nizza che modifica ed integra gli accordi che istituiscono lUnione europea, né viene richiamata da tale trattato, come invece avviene per la Convenzione europea sui Diritti dellUomo a cui fa espresso riferimento lart. 6 del trattato sullUe. Lenunciazione dei diritti appare piuttosto generica. Cè una insufficienza dei diritti politici riconosciuti. Cè una assenza dellindicazione degli standard minimi di tutela dei diritti di partecipazione politica, da parte della Carta nel contesto complessivo dellorganizzazione politica europea. Quindi la Carta non costituisce essa stessa un accordo fra gli stessi membri. Si tratta di unenunciazione di principi ispiratori che potranno, e vorrei dire dovranno, assumere concretezza in futuro. La Carta lascia una situazione aperta densa di incertezze ma anche ricca di opportunità se si riuscirà a saldare la produzione di solenni dichiarazioni sui diritti umani ed un effettivo esercizio della partecipazione politica. Sarà allora possibile non soltanto un arricchimento ulteriore della tutela dei diritti fondamentali in Europa, ma soprattutto una maggiore consapevolezza di essi, da parte dei cittadini europei, come nucleo irrinunciabile dello spazio costituzionale comune. Queste mie osservazioni nulla tolgono al grandissimo valore politico della Carta su cui ha posto laccento il Presidente Farina. Ma noi vogliamo andare oltre, stabilire un concreto reticolo giuridico e in questo senso la Carta è un eccellente punto di partenza, lungi tuttavia dallessere un punto di arrivo. Il Prof. Santellocco ci ha dato una interessantissima illustrazione del ruolo dei cittadini italiani nel Maghreb nei processi di cooperazione e sviluppo. Un cenno a parte meritano la valorizzazione del patrimonio culturale e il rafforzamento istituzionale, che costituisce, in unottica di lungo periodo, lossatura della tenuta delle Istituzioni democratiche. Con tali modalità di azione, a cui si aggiungono la conversione del debito concessionale in progetti di sviluppo, e gli interventi posti in essere attraverso le Ong, si ritiene di poter far fronte, sia pure parzialmente, alle difficoltà causate dalle ristrettezze di bilancio che hanno caratterizzato gli anni più recenti e di perseguire comunque lobiettivo del mantenimento di un elevato livello qualitativo dei programmi di intervento in unarea che rimane di fondamentale rilevanza strategica per il nostro Paese. Il rappresentante della Commissione europea, Dott. Guerrato, ha brillantemente aumentato il nostro interesse sulle realtà e le prospettive della politica mediterranea e di cooperazione dellUe. Vorrei osservare che: - lItalia continua ad attribuire la massima importanza allo sviluppo del Processo di Barcellona e valuta positivamente i risultati della Conferenza di Marsiglia; - dopo cinque anni il Processo di Barcellona si è consolidato ma non ha ancora prodotto i risultati che ci aspettavamo. Infatti le iniziative lanciate nel quadro del Partenariato hanno dato risultati complessivamente modesti, che rispondono solo in parte allobiettivo di influire profondamente sulle tendenze di fondo dellarea mediterranea. Dal 1995 ad oggi il partenariato non ha cambiato di molto le grandi realtà della regione: commercio, investimenti esteri, infrastrutture, disoccupazione, problemi sociali, scambi "sud-sud", riforme strutturali. I mercati dei Paesi mediterranei rimangono marginali rispetto ai flussi di investimento. Il partenariato, inoltre, non ha visibilità ed è ancora un "oggetto misterioso" per i cittadini; - bisogna quindi accrescere limpatto concreto del Partenariato. Consapevoli dellesigenza di privilegiare la realizzazione concreta dei programmi già approvati, evitando di concentrarsi solo su priorità di lungo periodo o al lancio di nuovi progetti. Occorre affrontare i problemi della transizione economica e delle riforme strutturali e dare priorità ad alcuni settori-chiave come lacqua, le migrazioni, la formazione. Domani il Presidente Corona ci parlerà della Conferenza Stato-Regioni, un altro grande impegno che ci attende entro lanno. Raggiungeremo questo obiettivo come abbiamo raggiunto quelli dellanno scorso, così come daremo un impulso decisivo, nelle prossime settimane, allOsservatorio Donne, alla futura Conferenza dei giovani, ai disegni di legge sul voto allestero, allanagrafe consolare e nuove modalità di censimento degli italiani allestero, ai Comites, ai Piani Paese; - al riorientamento della Commissione nazionale Promozione cultura italiana allestero, grazie anche al contributo così efficace dei due rappresentanti del CGIE, De Costanzo e Mauro, verso le esigenze troppo spesso dimenticate degli italiani allestero; - al radicale ripensamento dellinformazione per gli italiani allestero prendendo spunto dal Convegno sulle televisioni europee che abbiamo organizzato alla Farnesina per il 15 giugno prossimo e a cui abbiamo invitato anche i delegati del CGIE che si occupano della materia. Vorrei concludere congratulandomi anche per il logo che gli organizzatori hanno scelto per questa riunione continentale: una grande Algeria, africana certo, ma inserita nella bandiera dellUe. Mi ha fatto pensare a SantAgostino, che veniva da queste parti, da Tagaste odierna Souk Ahras dAlgeria. Sono africano, diceva, rivendicando la sua africanità: ma è diventato universale, rappresentando un patrimonio comune dellumanità. La ritrovata africanità e la consolidata universalità di SantAgostino, il suo grande messaggio anche laico, potranno forse contribuire alla rinascita di questo Paese lacerato che molto ha sofferto nel corso della sua storia. Dedicando ad Algeri la Conferenza di oggi, il Consiglio Generale degli Italiani allEstero ha effettuato un gesto altamente significativo nella direzione della tolleranza e dellinteresse tra i popoli, e del sostegno a chi lotta tra infinite difficoltà per questi obiettivi.
Ministro Plenipotenziario Carlo Marsili AIE |