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Tremaglia: "Con me gli italiani all'estero entrano a Palazzo Chigi"

 

Il primo pensiero è andato lassù, in cielo, dal figlio Marzio, esponente di punta di AN ed ex assessore della Regione Lombardia, quando Silvio Berlusconi ieri mattina alle 9 e mezzo gli ha comunicato che sarà il ministro per gli italiani nel mondo. "L'ho detto al presidente del Consiglio: farò il mio dovere nel nome di mio figlio". Poi Mirko Tremaglia, neoministro di Alleanza Nazionale, ha ripercorso in un attimo 27 anni di battaglie parlamentari, iniziate nel '72, lunghi sei legislature e 19 proposte di legge. Tutte per centrare un obiettivo, ma anche per realizzare una ragione di vita: dare finalmente e per davvero il diritto di voto agli italiani residenti in altri Paesi. Nel pomeriggio, da ligio bergamasco, è corso al Brumana per tifare Atalanta. Ma proprio nel giorno della festa politica, la squadra allenata da Vavassari ha tradito Tremaglia: Udinese batte Atalanta 1 a 0. "Porca miseria che delusione", si fa scappare il 75enne esponente prima del Movimento sociale italiano (Msi), poi di AN. Già nel '94, Prima della nascita del Berlusconi 1, Tremaglia fu a un passo dal rivestire la carica per la stessa funzione di oggi, poi però gli equilibri fra i partiti fecero tramontare l'ipotesi.

Ora dunque si avvera il sogno di una vita?

"Il sogno si avvera non per me ma per i tre milioni e mezzo di connazionali che vivono e lavorano in altri Stati e che ancora non sono riusciti a votare per il Parlamento della loro nazione, nonostante una legge costituzionale lo preveda. Per questo ora mi dimostrano con fax e telefonate l'entusiasmo per l'attenzione dimostrata dal governo Berlusconi".

Ma da ministro come può accelerare il percorso legislativo?

"Entro pochi mesi predisporremo un decreto per dare una spinta decisiva in attuazione della legge costituzionale, tradita poi da una legge ordinaria imperfetta".

Quindi sarà un'iniziativa del centrodestra?

"No, chiariamo subito. L'impostazione che seguiremo è quella della ricerca del più ampio consenso fra tutte le forze politiche. Questo perché si tratta di un problema non di parte e di parte politica, ma di immenso e straordinario valore anche dal punto di vista morale. Perciò nei prossimi giorni mi adopererò per verificare con tutti i capigruppo parlamentari questo tipo di impostazione che trova il consenso entusiasta del presidente della Repubblica".

Il suo dicastero non si sovrapporrà con le competenze degli Esteri?

"Assolutamente no. Lavoreremo anzi insieme attraverso una collaborazione non formale ma operativa e strategica, in particolare con la direzione generale per gli italiani all'estero".

Ma in concreto che cosa farà il ministero?

"Tra i principali problemi che il nuovo ministero dovrà affrontare, oltre a quello del voto c'è anche quello dell'informazione, del sostegno degli istituti di cultura. Poi daremo una spinta spero determinante alla riforma del Com.It.Es, l'organismo di rappresentanza degli italiani all'estero, che non è stata portata a termine nella precedente legislatura".

 

Michele Arnese

Il Giornale dell'11 giugno 2001