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Marcinelle -
Intervento del Ministro Stefano Ronca, Vice Direttore DGIEPM
La tragedia di Marcinelle ha lasciato un segno profondo nella memoria del Ministero degli Affari Esteri. Nel mio intervento vorrei considerare questo drammatico episodio dell'emigrazione italiana sotto due aspetti. Il primo è quello dell'attuale fenomeno delle migrazioni internazionali, che vede l'Italia nel suo nuovo ruolo di Paese d'accoglienza di crescenti flussi di manodopera straniera. Il secondo riguarda gli impegni della Farnesina in favore dei connazionali all'estero, in un momento di particolare attenzione del nostro Paese per le comunità italiane nel mondo. Attenzione dimostrata dalla presenza qui oggi del Ministro Tremaglia, al quale il Ministero degli Esteri ha messo a disposizione le proprie strutture. Fra queste, la Direzione Generale per gli Italiani all'estero. Il fenomeno migratorio costituisce uno dei temi fondamentali di questo secolo. La rilevanza politica, economica, sociale ed umanitaria delle migrazioni è a tutti nota. I dati di oggi sono già impressionanti: 130 milioni di esseri umani nel mondo possono essere definiti migranti. Di questi, 20 milioni si trovano nei Paesi dell'Unione Europea. Un numero destinato a crescere col crescere della popolazione mondiale e del dislivello economico. Il nostro Paese, a lungo terra d'emigrazione, si trova oggi di fronte ad un repentino cambiamento di ruoli. Esso è chiamato a misurarsi, sul piano politico, sociale, economico e culturale, con un crescente afflusso di stranieri. Un fenomeno che, data la collocazione geografica del nostro Paese, crocevia naturale fra il bacino del Mediterraneo ed il nord del continente europeo, siamo chiamati a gestire in prima linea. I flussi migratori sono fenomeni complessi che possono però essere gestiti tramite accordi di collaborazione con i Paesi d'origine in modo da trarne il massimo dei vantaggi per tutte le parti interessate. Ma gestire il fenomeno mediante accordi non è sufficiente e Marcinelle lo ricorda a tutti noi. E' necessario anche garantire agli immigrati condizioni di vita e di lavoro accettabili e favorirne l'integrazione nel tessuto socio-economico del Paese ospite. Potenziare le strutture d'accoglienza, attivare più efficaci politiche abitative, insegnare la lingua, incentivare la formazione professionale, far osservare le norme di sicurezza del lavoro. Sono benefici che vanno garantiti a chi sceglie di venire nel nostro Paese, nel rispetto e nel ricordo di Marcinelle. Ma l'Italia, che nasce come Paese d'emigrazione, dispone nel mondo di una straordinaria risorsa che va curata e valorizzata. Oggi 1'Italia considera le proprie comunità all'estero non solo come persone da tutelare, ma anche come un potente protagonista di politica estera e d'influenza culturale. Una straordinaria risorsa economica che genera un indotto di 115 mila miliardi all'anno; che esprime 350 parlamentari d'origine italiana che intervengono nelle decisioni di 27 Parlamenti. Possiamo dire in coscienza di fare tutto quanto è necessario per compensare le nostre collettività di quanto esse fanno per il nostro Paese? Forse no! Ma va anche detto che questo sforzo è attualmente ostacolato da un grave problema di risorse. L'Italia assegna al bilancio del Ministero degli Esteri lo 0,28% del bilancio dello Stato, compresa la cooperazione allo sviluppo. Due Paesi molto simili al nostro come peso internazionale, la Francia e la Germania, dispongono di un bilancio dell'1,3% e dello 0,87%, e cioè oltre 4 e circa 3 volte superiore a quello della Farnesina in termini percentuali. Al Ministero degli Esteri stiamo cercando di compensare questa oggettiva scarsità di mezzi, facendo ricorso a tutta la nostra creatività e a quella dei nostri colleghi all'estero. Stiamo cercando di aumentare l'efficacia della nostra azione, ovunque sia possibile farlo a costo zero. Ne abbiamo parlato a lungo alla Prima Conferenza che ha riunito a Roma tutti i Consoli in dicembre, perché riteniamo che, condividendo le esperienze, potremo migliorare l'efficienza del servizio reso agli italiani all'estero. La Farnesina sta compiendo tutti gli sforzi possibili per adeguare le proprie strutture e la propria mentalità alle crescenti aspettative degli italiani all'estero. Ci battiamo da tempo, in appoggio al Ministro Tremaglia, affinché i nostri connazionali possano esercitare il loro diritto di voto dall'estero. Ci siamo dotati di una Unità di Crisi all'avanguardia nelle tecnologie e nel "crisis management". Attraverso tale strumento, la gestione delle emergenze e delle situazioni di crisi che coinvolgono i connazionali all'estero costituisce uno dei punti di forza della Farnesina, sia nella sostanza che sul piano della proiezione d'immagine dell'Italia. Ma stiamo soprattutto cercando di instillare nel personale dei nostri Consolati un approccio nuovo del servizio al pubblico. Un servizio fatto di attenzioni e di atteggiamenti improntati al rispetto ed alla professionalità. Un servizio che faccia sentire il connazionale accettato, compreso, rispettato ed a proprio agio. Questo è un obiettivo primario che implica anche un'accresciuta autorità dei responsabili delle Rappresentanze diplomatiche e consolari nei confronti del proprio personale analogamente a quanto avviene nel settore privato. Credo che nella pubblica amministrazione italiana sia in corso un'evoluzione verso una crescita dell'autorità di pari passo con le responsabi1ità, che la rendono sempre più retributiva e competitiva. Le comunità all'estero beneficeranno di questa inarrestabile evoluzione in atto. Perseguendo con efficacia il duplice obiettivo di un adeguato inserimento degli immigrati in Italia e del miglioramento del servizio offerto ai nostri connazionali all'estero onoreremo, almeno in parte, la memoria dei minatori italiani morti a Marcinelle 45 anni fa. |